Recensione: Hate Parade
«Italian death metal»? Perché no?
Distratti da un’esterofilia congenita, non ci stiamo accorgendo che in Italia, proprio in Italia, sono giunte al contratto discografico parecchie band che propugnano, con giusto orgoglio, il proprio metal estremo. Di questo genere si dovrebbero pertanto definire gli stilemi di base, il che non pare un’impresa impossibile. Innanzitutto la giovane età (raramente superiore ai venticinque anni) dei componenti. Se ciò, da un lato, garantisce la giusta continuità per gli anni a venire, dall’altro assicura un costante adeguamento ai rapidi cambiamenti della società, man mano che ci s’infila nel terzo millennio. Poi, la bravura tecnica. Sebbene l’anagrafe sia apparentemente sfavorevole a questa peculiarità, la padronanza strumentale è assestata su livelli di professionalità assoluta. Ancora, l’attitudine al sacrificio e al lavoro sia in studio sia dal vivo.
Ma, soprattutto, la musica.
Senza mai dimenticare gli eroi del passato e quindi la tradizione, il death nostrano presenta sempre qualche venatura progressiva, espressa in più forme, a seconda del gruppo. Poca o assente la melodia, molta l’aggressività, la potenza e la velocità; di difficile assimilazione le partiture musicali. Musica muscolare, adulta, matura.
Perché questo (spero non noioso) preambolo?
Per cercare di inquadrare i genovesi Nerve e il loro “Hate Parade”, secondogenito di una carriera nata nel 2005. Nell’album, se si passano al setaccio le canzoni, tutto quanto sopra descritto si può ritrovare, con un po’ di pazienza. Virtù necessaria e sufficiente, questa, per via del taglio ostico dato dall’insieme al proprio sound; agli antipodi dello «swedish death metal» se si prende come parametro la facile accessibilità. Certo, non mancano i momenti più armonici, dove qualche linea vocale emerge per orecchiabilità; tuttavia il marchio dello stile è a fuoco per via dell’alta pressione sonora.
Il combo ligure, infatti, non molla mai la presa, aggredendo costantemente l’ascoltatore con ferocia e gran perizia tecnica. Questa, non fine a se stessa, ma a servizio del songwriting che, infatti, non tentenna mai, inchiodato su quello che si può ben definire «stile Nerve». Stile che tratteggia sì le caratteristiche generali del death … «italiano», non rinunciando però alla sua interpretazione personale.
A mio parere, contribuisce molto a questa soluzione stilistica la voce di Fabio, ben impostata, salda, duttile; a suo agio in ogni istante, passando dagli umori più isterici (“Fake Deaf”) a quelli più ragionati (“Shelter”). Ineccepibile il supporto dinamico di Jacopo al basso, che appalesa una notevole abilità nell’accennare passaggi extra metal. Instancabile, incessante il riffing di Ermal unitamente alla propulsione data dalle pelli di Massi (“Mescaline”). Non si pensi che il disco sia una palestra dove i singoli membri si dilettino nel mostrare il proprio talento: i Nerve sono dannatamente coesi, cementati dalla determinazione di voler essere a tutti i costi un gruppo nell’accezione più ortodossa del termine. La capacità compositiva è dimostrata, anche, dal mood; mutevole a seconda – evidentemente – dello stato d’animo di chi scrive. Si può citare il passaggio dalle sentite atmosfere di “How To Fix A Broken Heart” ai tempestosi turbinii di “Generation Lost”, giusto per dare un’idea del repentino mutare del colore; spesso e volentieri tinteggiato d’ansia e d’irritazione (“The Threat”, “My Inferno”, “Nil”).
Alla fine, dopo aver passato qualche ora in compagnia di “Hate Parade”, rimane la sensazione che questi sia un lavoro più orientato verso un auditorio d’esperienza e dal palato fine, e non in direzione di coloro che si approcciano distrattamente alla musica. Un abboccamento che porterebbe a dimenticare rapidamente l’album, con che sarebbe davvero un peccato, rilevato l’impegno profuso a 360° e l’incrollabile, intrinseca coerenza artistica dei Nostri.
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Track-list:
1. The Threat 3:27
2. Mescaline 4:04
3. Shelter 4:04
4. My Inferno 3:54
5. Black Fades 3:18
6. Fake Deaf 3:22
7. Hate Parade 4:46
8. I Am My Own God 3:40
9. Nil 3:46
10. How To Fix A Broken Heart 5:21
11. Generation Lost 5:48
Line-up:
Fabio – Vocals
Ermal – Guitar, Backing Vocals
Jacopo – Bass
Massi – Drums