Recensione: Hatred Reborn
Tornano i Danesi Hatesphere con ‘Hatred Reborn’, nuovo ed undicesimo album, disponibile dal 24 marzo 2023 via Scarlet Records.
Sono passati quattro anni e mezzo dal precedente ‘Reduced To Flesh’, album che mi aveva preso parecchio.
Avevo quindi una certa aspettativa per questo nuovo lavoro, che però, devo dire, non è stata ampiamente soddisfatta.
Il genere che la band propone è sempre un ruvido Death/Thrash di seconda generazione ed influenza scandinava, tirato e feroce ma non privo di melodia, ora istericamente amplificato dalla voce caustica e perennemente incazzata del nuovo singers Mathias Uldall (già nella band Metalcore Royal Deceit).
Toni scuri, ipervelocità, chitarre taglienti, ritmiche esplosive e marziali … un po’ di follia … c’è tutto quello che serve per descrivere il male che, da sempre, attrae ed affascina l’uomo, ossia il tema principale che esce dai testi di ‘Hatred Reborn’.
E’ che, a dirla in modo semplice, alcune canzoni mi piacciono, ma altre no.
Tra le prime la Title-Track, un vero assalto guerriero, furioso e deflagrante e poi la successiva ‘Cutthroatt’, più accessibile, trascinante ed orecchiabile e con dei bei cori coinvolgenti.
Mi sono lasciato coinvolgere anche da ‘Grevedigger’, ipercinetica, interrotta da un interludio pesantissimo e ritengo pure un ottimo pezzo ‘Brand of Sacrifice’, cadenzata e dall’anima straziante.
Esprimo pure parere positivo per le due bonus-track (presenti sulle versioni CD e digitale ma non sul vinile): una particolare cover di ‘Another Piece of Meat’, classico degli Scorpions suonato secondo lo stile degli Hatesphere, irriconoscibile (tranne, forse, dai superfan della mitica band tedesca) fino a che non giunge il refrain e una versione live di ‘The Fallen Shall Rise In A River Of Blood’, da ‘The Sickness within’ del 2005, quarto album del combo danese.
Sono altri gli pezzi che non sono riusciti a convincermi del tutto, sia quelli più diretti, come ‘Spitting Teeth’, sia quelli dalla metrica meno convenzionale, come ‘918’, caratterizzati da una ferocia estrema e senza fine che va sì in una direzione, ma non sono riuscito a capire quale.
Occupando praticamente la metà del lavoro (ben oltre, se ci si riferisce al vinile) questi brano ostici, a mio parere, gravano non poco sul risultato finale, che, purtroppo, c’è solo in parte.
Concludendo, non tutte le ciambelle (o meglio, i dischi) riescono con il buco. Gli Hatesphere hanno scritto delle gran belle pagine di storia della musica estrema post 2000. Quest’ultima, a mio parere, è un po’ sbiadita ma pazienza, la giriamo comunque dopo averla letta ed attendiamo il prossimo lavoro.
‘Hatred Reborn’ è stato prodotto da Tue Madsen presso i suoi Antfarm Studio di Ebeltoft, Danimarca.