Recensione: Songs of Autumn

Di Luca Montini - 9 Febbraio 2021 - 0:00
Songs of Autumn
Band: Havenlights
Etichetta: Autoprodotto
Genere: Power 
Anno: 2021
Nazione:
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70

Con grande determinazione e coraggio in questi tempi di incertezze i giovani Havenlights escono con il loro debut album. Toscani come i Labyrinth usciti poche settimane fa con il loro ultimo disco, gli Havenlights propongono un power metal melodico con elementi sinfonici, influenzati da band dal cuore gelido come Sonata Arctica, Stratovarius e Nightwish. “Songs of Autumn” segna dunque l’esordio della band nata nel 2019 dall’incontro di Francesco Bertolaccini (basso, arrangiamenti orchestrali), Alessandro Petri (tastiere) e Daniele Davalle (chitarre), decisi ad unire le forze e lavorare insieme al materiale accumulato negli anni precedenti. Ultimo elemento ad entrare nella band, la cantante Linda Raffaetà, già al microfono in passato in una cover band assieme a Daniele ed Alessandro.

havenlights

Introdotto da una suggestiva cover fantasy ad opera di Anji “Panjoool” Andrian, che ci conduce fino al porto immaginario di un mondo fantastico fra aeronavi e città fluttuanti, in “Songs of Autumn” convivono (almeno) due anime: quella più power-symphonic iperbolica e massiccia del genere proposto ed una più intima e malinconica che si annida nelle liriche dei brani, come suggerito dalla stagione dell’anno dalla quale il lavoro trae il titolo. Ce ne accorgiamo fin da subito con l’opener “Reckless Angel”, brano in cui svetta il lavoro chitarristico di Daniele Davalle che accompagna la linea melodica in stile Andrè Olbrich, coadiuvato da un importante impianto sinfonico. Molto tecnici i solos nel disco in un incessante dialogo tra tastiere e chitarra in pieno stile power nord-europeo, con il basso martellante di Bertolaccini che non lascia tregua. Buona anche la prova al microfono della giovane Linda Raffaetà, principalmente sui lenti come nell’evocativa power ballad “In my Dreams” che mi ha ricordato una ballata dei teutonici Freedom Call, nei ritornelli ariosi e soprattutto sulla suite finale, mentre ci vorrebbe un po’ più di aggressività nei momenti più tirati.
Degna di nota come anticipato è sicuramente la titletrack “Havenlights”, traccia conclusiva che coi suoi oltre tredici minuti è un po’ il manifesto artistico dei versiliesi: molto intensa l’apertura voce, pianoforte e orchestra, che a tre minuti infuria con doppia cassa e massiccia dose di orchestrazioni con un refrain davvero memorabile. Bravi! In questo lungo brano tutto è al posto giusto: gli assoli, il bridge più ruvido, il break melodico avantasiano a tre quarti che ci accompagna in un crescendo di intensità e tensione fino al termine di questa magica avventura.

 

Songs of Autumn” degli Havenlights è un debutto solido e convincente, che testimonia le ottime capacità di songwriting e tecnico-compositive del quartetto toscano. Punto debole del lavoro è invece la produzione, comunque nella media per questo genere di lavori e probabilmente resa ancor più complessa nei processi dalla delicata fase storica che stiamo vivendo. Un ascolto che consigliamo a tutti i fan del power metal nordeuropeo, un piacevole viaggio in un mondo sospeso tra dolci melodie e virtuosismi veloci come le aeronavi che solcano i cieli dell’immaginazione, alla ricerca di un porto sicuro per attraccare.

Through the stars we ride
Hundred thousand miles to find
A haven, a light
Our home in the sky, together
I will find the way
Never lose your hope, your faith
Destination is near, there’s no reason to fear
We’ll live to see the haven lights!

Luca “Montsteen” Montini

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