Recensione: Hayball

Di Daniele D'Adamo - 29 Novembre 2010 - 0:00
Hayball
Band: Deshody
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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70

Capita spesso d’incontrare complessi che abbiano battezzato con svariati (e a volte … fantasiosi) neologismi il genere suonato. E, non sempre, si riesce a trovare la corrispondenza fra ciò che si legge e ciò che si ascolta. Discorso che, invece, non si può fare per i laziali Deshody, fautori di una tipologia musicale che loro stessi chiamano «thrashcore». Definizione irreprensibile, direi: l’unione fra il thrash e l’hardcore è, qui, ben solida, oltre che armoniosa. Quel che si dice: «un matrimonio perfetto»!

A un guitarwork presentante quelle peculiarità «che fanno thrash», si unisce un cantato che sull’hardcore si sostiene al 100%. Certo, le chitarre di JON (Giovanni Sanna) e DAVE (Davide Gabriele) non se vanno per conto loro: il suono secco e aspro dei riff forma un amalgama senza difetti con la voce follemente isterica di MET (Matteo Raggi). Il suono metallico del basso di RAY (Armando Pizzuti) e il drumming ben scandito di H (Gianni Marchelletta) completano la definizione di un sound, bisogna evidenziarlo, piuttosto originale e sicuramente personale.

Spesso inserito nei platter per «onor di firma», l’incipit (“Screaming Soul (Intro)”) di “Hayball” (primo demo-EP della band) è invece un piccolo capolavoro di ambient, dall’ampissimo respiro e dall’intensa visionarietà. Un ottimo sistema per aprire la mente, sì da renderla preparata a ospitare le canzoni del promo (un EP, d’accordo, ma assai vicino a un full-length per via della durata vicina alla mezz’ora). La prima delle quali, “True Hate”, caratterizzata da una buona progressione ritmica e da un mood un po’ dimesso, mostra «l’anima Oi!» posseduta dallo schizofrenico (in senso esclusivamente musicale, ci mancherebbe … ) MET, coadiuvato dal più aggressivo H. La fastidiosa dissonanza creata dalla chitarra, poi, cuce i due generi menzionati in maniera chirurgicamente corretta. Con che, si può affermare che “True Hate” sia il manifesto dello stile proposto dal gruppo di Frosinone.  Azzeccato il duo verso/ritornello di “A Sign Of Violence”, cattiva abbastanza da addolcirsi, poi, con un chorus melodico e accattivante (sic!). Un durissimo «riffone» thrash squarcia l’atmosfera sin quando uno sparo di fucile, come uno starter, dà il via alla title-track. Il break centrale si appesantisce, sprofondando il suono verso quello che, se vogliamo, si può considerare un parente prossimo dell’«Oi!»: il «mosh». “My Season V (One Body, One Soul)” è una strumentale acustica che insiste nel mostrare un’altra caratteristica che segna tutti brani di “Hayball”, cioè la … mania per gli accordi dissonanti. “Life?”, con il suono metallico del rullante della batteria di H, aumenta il senso di freddezza generale del sound; in questo caso, però, addolcito dal ritornello: tanto riuscito quanto melodia quanto (ovviamente!) «deshodyanamente» dissonante! E, a proposito di mosh, “You Damned Fool!!!” cade a puntino per far scatenare la danza nata con l’hardcore-punk e terminare, in tal modo, il dischetto.

I Deshody possono aver tutti i demeriti che ritenete possano avere, ma una cosa è certa: il loro stile è unico. “Hayball”, difatti, fa capire che il quintetto di Sora ha inquadrato, focalizzato e centrato il proprio stile. Fatto, per me, fondamentale per una band che voglia affrontare con le idonee armi la giungla del metal estremo. Il resto, invece, è demandato al gusto musicale di ciascuno di noi.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Screaming Soul (Intro) 2:52    
2. True Hate 4:32    
3. A Sign Of Violence 4:47
4. Hay Ball 4:12
5. My Season V (One Body, One Soul) 2:12
6. Life? 4:39
7. You Damned Fool!!! 4:20

All tracks 27 min. ca.

Line-up:
MET – Vocal & Acustic Bass
JON – Guitar
DAVE – Guitar
RAY – Bass
H – Drums & Backing Vocals

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