Recensione: Heading for tomorrow
Capolavoro. Un altro capolavoro griffato, in misura superiore rispetto al passato, Kai Hansen: questo è Heading For Tomorrow. A differenza di Walls Of Jericho e dei 2 Keepers, infatti, questo cd per il guitarist amburghese, e per i suoi fans, ha un gusto particolare. Un sapore di vittoria e di consacrazione definitiva in quanto anche senza Kiske (“ugola d’oro”), Weikath (straordinario songwriter ed ottima chitarra) e l’affiatamento della sezione ritmica di Grosskopf e Ingo (R.I.P.) il nostro folletto riuscì a dare alla luce un lavoro da tramandare ai posteri. Heading For Tomorrow è una nuova sfida, musica meravigliosa che non riprende in maniera palese i tempi andati delle zucche. Per quanto questo debutto sia vicino temporalmente ai Keepers, per quanto Scheepers sia un singer “alla Kiske” e per quanto la struttura del disco sia molto simile al secondo capitolo del custode delle 7 chiavi H.f.T. non è una sorta di Keeper III. Il lavoro che mi appresto a recensire è l’inizio della discografia dei Gamma Ray; andare avanti affrontando il futuro quindi (Heading For Tomorrow), senza rimpiangere quello che è finito.
Definire questo cd un debutto non è tuttavia esattamente corretto perché un vero esordio è caratterizzato da incertezza, mancanza di soldi, poca esperienza su grandi palcoscenici, produzione scadente e difficoltà per trovare una casa discografica per il lancio. Il Kai Hansen del 1990 non ebbe certamente questi problemi. I suoi Helloween, (fu lui infatti assieme a Piet Sielck a fondare i Gentry nel 1980), con i 3 capolavori in successione (1986-1987-1988; senza contare il mini del 1985) erano idolatrati in Europa: nel Dicembre del 1988 quando Kai decise di lasciare la band le zucche stavano suonando in un breve Tour con gli Iron Maiden di Seventh Son Of A Seventh Son.
Hansen era all’apice della sua carriera ed era nelle condizioni migliori per avere subito un grande successo. C’era una grandissima attesa per l’esordio, paragonabile in tempi recenti all?uscita di Ritual (debutto degli Shaman di Matos) dopo lo split con gli Angra. Dire che Heading For Tomorrow non deluse le altissime attese è puro eufemismo. Tralasciando la copertina davvero orrenda il disco a distanza di 15 anni dalla sua pubblicazione rimane superlativo ed una delle massime espressioni di songwriting di Kai Hansen che si cimenta (8/10 delle song sono sue) in un power melodico di base, solo in parte Helloweniano (che in qualche modo è di Hansen), ma dalle sfumature che vanno dal Rock dei Queen al prog della suite finale. Sinceramente mi arrecca un insopportabile disturbo constatare che alcuni neofiti fans dei Rays conoscano solamente gli inflazionati, e stupendi, Land Of The Free e Somewhere Out In Space tralasciando i primi lavori dove Kai non canta ma lascia spazio a Ralf.
Canzoni come Lust For Life introdotta da un’ottima Intro (Welcome) sono imperdibili. E’ pura estasi lasciarsi sopraffare da un ritmo forsennato arricchito da un break centrale con assoli confezionati da Hansen. La tracklist è omogenea e non si fossilizza su un sound unico; dalle melodie spensierate di Heaven Can Wait sottolineate dalle estensioni di Scheepers si passa alla più oscura Space Eater caratterizzata da una continua alternanza di ritmi dettati magistralmente dal basso di Uwe Wessel. Dalla minimale, per sonorità e testo, Free Time (Ralf) alla più scanzonata Money che trasmette allegria contagiosa con le sue strofe immediate cantate a velocità forsennata. Silence è un lento d’autore ed un omaggio ai Queen. Una song fragile e strappalacrime nella quale Hansen trova lo spazio per un break aggressivo senza snaturare il brano stesso. Clamorosamente sottovalutata Hold Your Ground; musica allegra con un refrain geniale seguito da un solos alla “Hansen” che dà forza al finale (Live sarebbe stupenda). Chiude il disco Look At Yourself, cover degli Uriah Heep, suonata ed interpretata alla grande dai Raggi Gamma.
La title track merita un capitolo a parte. I gruppi che hanno il coraggio di scrivere canzoni lunghe, sopra i dieci minuti, devono meritare tutto il nostro rispetto indipendentemente dal fatto che il brano sia riuscito o no. In ogni caso contribuiscono alla causa dell’heavy matal perchè sono sempre canzoni originali e diverse. Heading For Tomorrow sono 14 minuti indimenticabili che cominciano con delle strofe ben cantate da Ralf & soci. Poi, improvvisamente, la traccia rallenta, quasi muore; la sostengono appena un impercettibile quanto grandioso lavoro di batteria, basso, chitarra e tastiere. Proseguono così diversi minuti (quattro più o meno) che mi hanno ricordato i Pink Floyd e gli Uriah Heep; il brano sta dormendo. Lentamente il ritmo si alza e si può “sentire” davvero il risveglio della canzone che mi ha messo i brividi grazie ad un riff semplice e ad un coro magistralemente cantato da Ralf. Nella parte finale la title track è addirittura trascinante. Ottimo l’assolo rabbioso di Kai e indimenticabili sono il break di chitarra e il giro di basso, colpi di coda di un brano storico, immortale.
Se non vi piacciono le canzoni troppo lunghe, e diverse dal solito, saltate pure la traccia numero 9. L’album, anche senza questa incredibile song, è godibilissimo. Metal di qualità superiore, suonato da quattro maestri. Se a questo aggiungiamo l’importanza storica del disco (il primo mattone della più importante e famosa Power Metal band degli anni ’90) ecco spiegato il motivo per cui mi sono permesso di dare un voto così alto. Immancabile.
“Top Songs”: Silence, Hold Your Ground, Lust For Life, Heading For Tomorrow.
“Skip Song”: Free Time.
Tracklist:
1. Welcome
2. Lust For Life
3. Heaven Can Wait
4. Space Eater
5. Money
6. Silence
7. Hold Your Ground
8. Free Time
9. Heading For Tomorrow
10. Look At Yourself.