Recensione: Heads Will Roll
L’immagine della band, composta da quattro bellimbusti e una ragazza, è pregevolissimamente e splendidamente kitsch primi anni Ottanta, a metà fra Def Leppard, Tygers Of Pan Tang e Quiet Riot. La durata del disco riporta ai begli album di una volta, quelli che dovevano, per esigenze di spazio e resa sonora, restare confinati entro i quaranta/quarantacinque minuti. Le premesse, quindi, ci sono tutte per aspettarsi un lavoro dallo scoppiettio metallico increscioso d’antan da parte dei giovani e svedesi Katana.
Tanto per osannare ulteriormente l’epoca aurea dell’HM del tempo che fu nove sono i pezzi che compongono il Loro esordio per Listenable Records intitolato Heads Will Roll. Già, solamente nove e non alcuni di più tanto per il gusto di farlo e riempire tutta la superficie a disposizione e poi rilasciare nelle varie interviste che “E’ stata dura fare la selezione da trenta/quaranta brani pronti e arrivare a soli tredici/quattordici”, scoprendo poi che più della metà sono filler…
All’insegna degli Iron Maiden targati Dickinson si apre il disco con Livin’ Without Fear, pezzo inquadrabile a tutto tondo nel quota parte violenta e veloce della NWOBHM, con la variante del coro happy arioso e pieno, di derivazione Hair Metal made in Usa, dall’hook penetrante.
Con gli occhi chiusi e un po’ di birra in più in corpo si potrebbe scambiare Blade of Katana per un pezzo delle Vergine di Ferro a tutti gli effetti per quanto concerne la parte squisitamente musicale. Capitolo a parte per le linee vocali, letteralmente rubate agli Helloween, anch’essi, però, ebbri di alcool.
Phoenix on Fire incarna l’ideale connubio fra Dokken e la perentorietà degli Accept mentre la catchy Neverending World rimanda agli Europe e ancor di più la successiva Heart of Tokyo, aperta da una semplice ma spumeggiante rullata di batteria, a mo’ di toccasana.
Cambio netto di registro: Asia in Sight rappresenta il tributo dei Katana alla magniloquenza metallica dei Judas Priest più marziali. A seguire la pulita e chirurgica Across the Stars, ad accontentare anche i die hard fan dei Tygers Of Pan Tang, nella fattispecie quelli ultima versione con Jack Meille, coretti esclusi. Far caso all’intonazione di Johan Bernspång per convincersene appieno.
Rebel Ride è ancora pezzo concepito per i chorus da concerto e si chiude con la tenebrosa di turno Quest For Hades, dove il singer accarezza da molto vicino l’ugola di Dickinson e la magia Dark degli Iron Maiden, quella che cresce piano piano, fraseggio dopo fraseggio e che poi esplode in una cumshot metallica tanto annunciata quanto tonante.
Heads Will Roll è album ben fatto che guarda al passato senza menate di sorta, nella maniera che permette di essere disinibiti anche quando si pesca a piene mani nel songwriting altrui, forti di una fede cieca, pronta e assoluta per le radici dell’HM iconoclasta. Le uniche e minime varianti al tema da parte dei Katana sono rappresentate dall’uso frequente di semplici ma nello stesso ficcanti ritornelli, che entrano direttamente in testa e costituiscono quel quid in più che fa la differenza rispetto ad altre uscite-plagio. Poche pretese e tanta fresca energia, sferzata da quella sana vena di Rock’n’Roll che al momento opportuno mitiga l’urgenza metallica. Questo, extrema ratio, è Heads Will Roll.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist:
1. Livin’ Without Fear
2. Blade Of Katana
3. Phoenix On Fire
4. Neverending World
5. Heart Of Tokyo
6. Asia In Sight
7. Across The Stars
8. Rebel Ride
9. Quest For Hades
Line-up:
Johan Bernspång: vocals
Patrik Essén: guitar
Tobias Karlsson: guitar
Susanna Salminen: bass
Anders Persson: drums