Recensione: Heart Like a Grave
I formidabili macinatori di melodic death metal, gli Insomnium, marchiano il 2019 con l’ottavo album in carriera, “Heart Like a Grave”.
Subito una novità. Ville Friman, chitarrista fondatore, è sempre più immerso nella sua attività di docente dell’Università di York, con conseguente minor tempo da poter dedicare alla band. Che, per mettere a frutto i suoi piani, gli ha affiancato, sempre alla chitarra, l’amico Jani Liimatainen (The Dark Element, Cain’s Offering, ex-Sonata Arctica). Con duplice risultato di non lasciarsi scivolare dalle mani la bravura, l’esperienza e il talento di Friman, nonché di aumentare di un terzo la propria potenza di fuoco. Un inaspettato upgrade che, senza stravolgere la precisa identità di un sound noto in tutto il Mondo, consente agli Insomnium di elevare verso vette sempre più alte la propria, innata capacità di generare energia allo stato puro.
Una sensazione che si prova sin da subito, con ‘Valediction’, il cui incipit mostra i muscoli così come, forse, non è mai stato. Poi, il tipico marchio del combo di Joensuu prende il sopravvento e, fra cori maestosi e clean vocals, dipana il rotolo ove sono vergati i dettami stilistici di base su cui si fonda un sound duro, potente, massiccio ma anche morbido, trasognante, profondamente visionario. Un’abilità tutta propria, quella dei Nostri, che, con il potere della loro musica, riescono a dipingere le infinite distese pianeggianti punteggiati dai leggendari Mille Laghi. Non solo, ma anche desolate, sperdute spiagge di ciottoli scuri, lambite da un mare ancora più oscuro, tetro, glaciale. Un paesaggio in cui pare essere assente la vita, se non in forma elementare tipo muschi e licheni.
La bravura tecnico/artistica del quintetto finlandese ha pochi rivali, nel mondo del metal estremo, e così anche una song apparentemente ordinaria come ‘Neverlast’ possiede quell’anima triste, sommessa e malinconica che, evidentemente, pervade i cuori di Niilo Sevänen e dei suoi compagni, regalando un break centrale dalla melodia strappalacrime, nostalgica del tempo che passa spesso inutilmente speso anzi gettato via in faccende dalla risibile importanza quando, al contrario, si dovrebbe passare l’esistenza a incontrare le meraviglie della Natura, immergendovisi definitivamente.
Il potenziamento di un suono, già in grado di scuotere le molecole del corpo, riesce a innescare ulteriormente, in chi ascolta, la percezione di un Universo senza fine, innalzando, di contrasto, l’emotività che sgorga dalle meravigliose melodie date alla luce da una formazione dotata di classe cristallina ed eccezionale talento compositivo (‘Pale Morning Star’). I riff paiono uscire dalle chitarre ma in realtà scintillano dai cozzi delle armi degli Asi, Thor in primis, dio del tuono che sembra essere il sesto componente del gruppo. Potenza, potenza e ancora potenza, antitetica a una melodiosità che solo gli Insomnium sono capaci di generare. Presente a profusione fra le battute dello slow tempo di ‘The Offering’, eretta su ritmi languidi e, stavolta, delicati. L’aumento del pathos conduce a vette di altissimo lirismo, anche in questo caso peculiarità insita solo in altri rari act, oltre agli Insomnium stessi. Il roco growling di Sevänen incattivisce un po’ il tutto ma è la corretta interpretazione di linee vocali elaborate per sottolineare il cambio di tono con le stupende interpretazioni in clean di Friman e Liimatainen. Splendidi gli assoli, veri e propri esseri senzienti che prendono vita dall’alito di Euterpe. Splendidi ovunque, in ciascuna song.
Canzoni che, nonostante la durata complessiva del lavoro sia di un’ora circa, sono dotate di grande longevità per via di tantissimi particolari che si possono cogliere in toto soltanto dopo molti passaggi (‘Heart Like a Grave’, ‘Karelia’). Canzoni che, pur nella loro diversità, pur nella loro perfetta riconoscibilità, sono legate assieme dal filo conduttore dorato che identifica univocamente il sound degli Insomnium.
Forse, a voler cercare il pelo nell’uovo, manca il colpo da ko, la hit dal ritornello fulminante, tuttavia “Heart Like a Grave” è una delle migliori opere di melodic death metal targate 2019. Tutto è grandioso, in esso: sound, stile, brani, melodie, potenza e formidabile musicalità a tutto tondo, a 360°, per un qualcosa che entra nel profondo dell’Io per farlo volare, in alto, sempre più in alto.
Grandi!
Daniele “dani66” D’Adamo