Recensione: Heart Of A Lion

Una ulteriore decisa sterzata verso l’AOR. Una completa e definitiva consacrazione tra le cose migliori in questi ambiti ascoltate negli ultimi anni.
I Perfect Plan di Kent Hilli hanno ormai raggiunto la dimensione che per loro si preconizzava agli esordi. Quella di assoluto primo piano nel microcosmo – angusto e limitato – del rock incentrato sulla melodia.
Come sicurezza, purezza dei suoni, schiettezza e rotondità dello stile compositivo, se la giocano con pochi altri nomi che dominano il settore. Non perdiamo tempo a fare la solita lista: i quattro o cinque strenui ascoltatori del genere, sanno di chi stiamo parlando.
“Heart of Lion” non ha particolari punti deboli. E potremmo chiuderla qui, in agilità e scioltezza.
Una mescolanza tra Giant, Strangeways, Def Leppard e Whitesnake.
Paiono troppo come paragoni di alto livello?
Forse. Ma nemmeno poi così tanto. La fregatura è che i tempi sono infinitamente diversi rispetto a quelli in cui band di quel tipo imperavano, il genere non “tira” più e nonostante tutto, c’è comunque una grande quantità di nuove uscite che un po’ inflazionano e congestionano. Troppo “usa e getta” e la musica – anche quella di buon livello – ha poco tempo per sedimentare e radicarsi nella memoria.
In altri scenari, questo quarto capitolo dei Perfect Plan avrebbe probabilmente ottenuto ovazioni e lodi sperticate. Ora è patrimonio esclusivo riservato alle attenzioni di un ristretto numero di appassionati che, magari, nemmeno si accorgeranno della sua presenza. Troppo immersi nel mare di streaming e musica nuova che viene rigurgitata con martellante pervicacia dai vari canali di diffusione.
Eppure nel nuovo disco di Kent Hilli e compari c’è davvero tanta qualità. Ritornelli, atmosfere, suoni cromati ed ispirazione come il migliore degli album anni ottanta avrebbe saputo offrire. Senza trascurare la voce, caratteristica di un frontman che in pochi anni ha scalato classifiche di merito per attestarsi tra le eccellenze massime. Non male per un ex calciatore, capitato a fare il cantante quasi per caso.
C’è un buonissimo bilanciamento tra melodia “vera” e qualche svisata chitarristica che, senza scomodare il compianto John Sykes, un po’ vorrebbe emulare il celebre “1987”. Ma c’è sopratutto quell’atmosfera di gagliardo divertimento e piacere d’ascolto che rende il disco omogeneo. Bello da ripassare ed “assaporare” dall’inizio alla fine.
“Heart of a Lion” un scintillante brano dedicato a Zlatan Ibrahimovic, è un bel modo di iniziare un cd che ha poi nelle successive “We Are Heroes” (una delizia il cantato di Hilli) e “All Night” alcuni momenti di altissimo livello. Colpisce davvero molto la potenza degli arrangiamenti, costruiti su suoni che enfatizzano le armonie dei pezzi e con un ruolo fondamentale per le tastiere. Altri momenti di grande fascino, “Turn Up The Radio“, “Ready to Break” e “Too Tough” rinverdiscono le tonalità vigorose degli anni ottanta e non lasciano dubbi sulla bontà di un album che ha tutto per piacere senza riserve ai pochi romantici ancora infatuati di quel periodo sempre più remoto.
Nella costante ricerca della finezza, della stilosità e dell’eleganza compositiva, si arriva senza nemmeno accorgersene alla conclusiva “At Your Stone“, riassunto di molte delle grandi qualità in possesso dei Perfect Plan. L’ennesimo brano scintillante – un aggettivo che si rincorre più volte nella descrizione di “Heart of a Lion” – che chiude un disco, come detto, con pochi, pochissimi punti deboli.
L’anno è ancora lungo, gli H.E.A.T attendono al varco e le sorprese non mancheranno. Ma tra Perfect Plan, Ray of Light e The Nightflight Orchestra, il 2025 è iniziato decisamente con il piede giusto.