Recensione: Heart Of Steel
E’ sicuramente difficile emergere in un genere talmente saturo come il power, che da qualche anno a questa parte è stato ridicolizzato dai metallers più estremisti, etichettandolo come un genere scontato e approssimativo. Come in ogni cosa la verità sta nel mezzo, e se mentre da una parte è decisamente discutibile l’atteggiamento di chi rifiuta categoricamente un intero filone (magari semplicemente perché il cantato è pulito o le ritmiche sono tutte pari!!!), dall’altra è fuori di dubbio che un nutrito numero di nuove proposte si affida a soluzioni decisamente poco originali (reputandole “sicure”?), risultando così fredde e poco ispirate. La proposta degli At Vance non è di quelle che rivoluzioneranno il mondo del metal, ma è comunque una mosca bianca, e questo “Heart Of Steel” ne è una piacevolissima dimostrazione. Pur collocandosi a metà strada tra i migliori Rainbow (quelli di Rising, per intenderci) e gli Stratovarius, le song risultano fresche e ispirate, sostenute da un singer di assoluto rispetto, che risponde al nome di Oliver Hartmann. Lo abbiamo sentito cantare su “Avantasia” di Tobias Sammet, e ci aveva impressionato non poco. In effetti oltre ad essere dotato di buona tecnica riesce ad esprimersi alla grande anche in un genere che non è il massimo per la sua timbrica calda e baritonale, disegnando melodie vocali non banali e estese fino a tonalità proibitive per un baritono. Molta attenzione anche per le parti corali e gli arrangiamenti pomp, mentre non si disdegnano echi Malmsteeniani evidenti in “Goodbye”, “Why Do You Cry” o nella conclusiva suite classica, “Chopin / Etude N°4”. I primi tre pezzi, vale a dire “Soldier Of time”, “The Brave And The Strong” e la titletrack sono vere e proprie dichiarazioni d’amore al genere power/epic, sempre in riferimento ai capostiti Rainbow, ossia quello di grande classe e di immediato impatto, mentre la successiva “S.O.S.” risulta essere una grandiosa mid-tempo in cui si alternano soluzioni classiche a motivi decisamente pop, curatissimo nella struttura. Magnifica anche “Don’t You Believe A Stranger”, in cui l’eco Rainbow si sente fortissimo… Nota di demerito per le ballad, troppo melense e noiose, ed ho trovato abbastanza inutile la sopracitata strumentale “Chopin / Etude N°4”. Non ho gradito molto i suoni scelti per la batteria, a volte troppo fuori dal coro, mentre risultano un po’ in ombra le presenze delle due chitarre e della tastiera, tranne quando si tratta di esibizione solistiche. Tutto sommato il disco risulta di piacevolissimo ascolto, e rimane un acquisto fortemente consigliato ai nostalgici di Rainbow, essendo un buon compromesso tra il power metal più classico e il pomp rock d’annata.
Tracklist:
1. Prelude – :57
2. Soldier of Time – 5:04
3. The Brave and the Strong –
4:52 4. Heart of Steel – 3:22
5. S.O.S. – 3:26
6. King of Your Dreams – 4:56
7. Princess of the Night – 6:23
8. Goodbye – 5:08
9. Why Do You Cry? – 5:26
10. Don’t You Believe a Stranger – 3:33
11. Chopin/Etude No. 4 Op. 10 – 2:16