Recensione: Heartless

Di Fabio Vellata - 4 Novembre 2008 - 0:00
Heartless
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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50

Dear Superstar, un moniker che già al solo manifestarsi non promette nulla d’entusiasmante.

Nato a Manchester ed al secondo album in carriera, il quintetto inglese lancia in pista un album che senza troppi preamboli, non sembra davvero destinato a lasciare segni tangibili in un mercato sovraffollato ed ultra ricco di nuove proposte come quello attuale.

Il motivo? È presto detto.
A fronte di una discreta bravura con gli strumenti, la miscela proposta, il songwriting e l’approccio, non convincono per nulla.
La sensazione è sin da subito, quella di avere a che fare con un gruppo costruito seguendo uno schema predefinito e con ben pochi elementi di spontaneità. I presunti riferimenti a Motley Crue ed Hanoi Rocks, il rock blues e l’attitudine puramente hard rock sono, infatti, elementi del tutto marginali annegati in un mare d’insulsaggini emo-metalcore che, alla resa dei conti, si rivelano un escamotage di scarso successo per ottenere una finta ”aura” da true rockers, capace di attirare le luci della ribalta.

Non c’è nulla di originale e ben poco di “vero”. Niente che sappia “realmente” chiamare in causa la superba arroganza del glam stradaiolo losangelino, la furia virile del rock più puro o la passione espressa dal blues. Ma, fatto ancor più grave, non c’è nemmeno traccia di quell’entertainment che, al di là di ogni divagazione in merito all’originalità, una band di tale estrazione e natura dovrebbe saper garantire.
Insomma, un mare di mediocrità in un piattume complessivo che non lascia spazio a particolari fantasie.
Canzoni prive di qualsivoglia carattere proprio come “Brink Of Destruction”, “Live Love Lie” e “Diseased And Distraught”, la dicono lunga su quelle che sono le caratteristiche precipue dei Dear Superstar.
Un abbozzo rock’n’roll che sembra spuntare con grinta, ben presto mortificato da ritornelli emo di scarso effetto e growl privi di senso infilati di tanto in tanto a casaccio, in un profilo generale che, non solo non riesce a rendersi accattivante, ma addirittura finisce per risultare tedioso e senza alcuna personalità.

Pochi i lati del tutto positivi. Una buona produzione, ed un paio di tracce (“Signposts To Bedposts” e “Hollywood Whore”) che, finalmente, lasciano trasparire almeno in parte un briciolo di quanto promesso.

Davvero troppo poco.

Non c’è nessun motivo per cui i Dear Superstar rientrino nelle prime scelte degli amanti di hard rock, così come ben poco sarà l’interesse tributato da chi ama metalcore o simili.
È sempre spiacevole descrivere malamente un album, pur tuttavia non si può fare a meno di sottolineare come le possibilità di trovare proposte migliori di questo “Heartless” siano davvero molto, molto elevate.

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Tracklist:

01. Brink of Destruction
02. Brothers in Blood
03. Live, Love, Lie
04. Signposts To Bedposts
05. Anytime Anyplace
06. Raised Voices And Confrontations
07. Rock Bottom
08. Hollywood Whore
09. Diseased And Distraught
10. Can’t Write A Love Song

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