Recensione: Hearts Blood
Hearts Blood segna il ritorno dei navigati Tenebre, band svedese nata nel 1996 che lungo anni di carriera metal affronta svariati cambi di line up, oggi autrice di un disco che prosegue la fase di allontanamento da terreni metal per avvicinarsi a lidi “rockeggianti”.
Nessuno può dire a priori che l’immediatezza di un album sia un male, in fondo se il genere è ispirato da una matrice rock in buona evidenza qual è il problema? Invece la magagna c’è, qualche difficoltà si fa largo perché, più che di immediatezza, io parlerei in questo caso di ovvietà.
Che Hearts Blood sia un album senza grandi pretese a me è sembrato scontato dal primo ascolto, citazione stilistica del filone anni ’80 dark rock, rimando chiaro a The Cult e The Systers of Mercy soprattutto, ma anche Fields of the Nephilim. Con questi presupposti, con tali maestri, incidere una decina di brani non è opera improba, lasciando poi all’ascoltatore il compito di gestire un lotto che man mano perde di interesse. Le colpe, sempre che di colpe si possa parlare nella musica, le attribuisco senza problemi a due fattori su tutti: la voce di Kalle Metz e la semplicità strutturale, uno la morte dell’altra.
“Silver Flame” apre le danze e mostra le carte, gli altri nove suoi compagni non faranno altro che proseguire su un canovaccio idealmente impostato su un “strofa – mini assolo + ritornello – strofa”, cioè accoppiate ben digeribili fino a “Blue” ma non sostenibili oltre, supportate da tastiere come giusto corredo, utile riempitivo e buon catalizzatore d’atmosfera.
Si aggiunge al tutto la già citata prova vocale, fortemente in difficoltà in più punti, raffazzonata e tremolante, capace di sbavare più e più volte alla ricerca dei toni bassi, probabile vittima della propria voglia di variare e di toccare tonalità che non le si addicono. Una prova che resta nel complesso appena accettabile, spesso e fortunatamente mimetizzata durante i primi pezzi, ma sola a combattere nelle due conclusive “Heart’s Blood“, strana citazione di Glenn Danzig, e “Night Reborn“, durante le quali palesa i propri limiti. Hearts Blood avrebbe avuto bisogno di un cantato sicuro, per non dire impeccabile o perlomeno molto personale, cioè il classico valore aggiunto che invece manca senza appello.
Hearts Blood non aggiunge niente alla musica con la “m” maiuscola, richiama in servizio dei nomi noti e li spruzza con un tocco di Paradise Lost che male non fa. Sommo a tutti i concetti esposti anche il lato lirico, banalotto e più volte assoggettato ad alcuni cliché prevedibili.
Il dubbio che subentra ascoltando i Tenebre è: chi comprerà Hearts Blood? Io non lo acquisterei, chi poi segue le band storiche già menzionate, preferirà sempre loro piuttosto che un clone di sponda metal. Forse gli amanti del gothic metal potranno trovarci qualcosa, ma spendere bene i propri soldi è, oggettivamente parlando, dare la precedenza ad altro.
Tracklist:
01. Silver Flame
02. Mistress Of The Dark
03.Serpent’s Fire
04. Shine
05. Blue
06. Pray
07. Nightmare
08. Black Void Nirvana
09. Heart’s Blood
10. Night Reborn