Recensione: Heat Wave

Di Vito Ruta - 5 Ottobre 2020 - 22:04
Heat Wave
Etichetta: AFM Records
Genere: Hard Rock 
Anno: 2020
Nazione:
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70

“Non suoniamo rock’n’roll, siamo il rock’n’roll” proclamano spavalde dalla loro pagina facebook le Thundermother, band tutta al femminile proveniente dalla Svezia, al quarto capitolo discografico intitolato “Heat Wave”.

Il gruppo, attivo da dieci anni, si fonda attualmente sull’intesa tra la guitarwoman Filippa Nässil, capace di macinare a ripetizione efficaci riff, e la valida singer Guernica Mancini. Con Emlee Johansson alla batteria e Majsan Lindberg al basso, ultima arrrivata, la band sembra aver finalmente trovato la propria formazione stabile.
Se siete in cerca di assoluta originalità e tecnicismi lasciate perdere questo album e risparmiatevi la fatica di continuare a leggere.
Se, invece, avete voglia di onesto e vivace rock’n’roll, senza fronzoli e senza pretese, “Heat wave” fa proprio al caso vostro.

Lanciato con la programmatica “Loud and Alive” l’invito a seguirle in festeggiamenti scatenati, le Thundermother propongono “Dog from hell” che accosta un buon riff blues rock alla ZZ Top ad un refrain in stile Twisted Sister.
Back in 76” è per metrica e cantato un esplicito omaggio alla cover di “I love rock’n’roll” interpretata da Joan Jett.
Con la veloce “Into The Mud”, dal riff decisamente heavy, le ragazze iniziano a darci dentro per davvero e propongono a ruota “Heat Wave” un pezzo con climax AC/DC.
La ballad AOR “Sleep” è il solo pezzo fuori linea dell’album in cui le Thundermother abbassano per un attimo la guardia e si mostrano romanticone e malinconiche, senza, tuttavia, essere stucchevoli.
Ma si tratta solo di una breve parentesi perché la mattanza continua con “Driving In Style” e “FreeOurselves”, che dimostrano chiaramente quanta influenza Angus Young e soci abbiano avuto sulle nostre.
Mexico”, l’episodio più riuscito dell’album, un gran pezzo blues rock, sorretto da massicce dosi di tequila, e “Purple Sky” si contraddistinguono per un tocco di originalità, presente, ad onor del vero, anche negli ultimi due pezzi del lavoro.

Ghosts”, invece, ripropone, anche nell’assolo della Nässil, la collaudata e gradita formula australiana.
Somebody Love” e “Bad Habits” chiudono alla grande l’album che, soprattutto nella seconda parte, offre a Guernica Mancini più di una occasione per evidenziare i toni intensi e ruvidi che la sua voce possiede.
Le Thundermother dimostrano attitudine, capacità, grinta ed energia e con “Heat Wave” sferrano un pugno alla mascella da KO a quanti ancora pensano che essere nell’ambiente rock, a buoni livelli, sia ancora prerogativa dei maschietti.

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