Recensione: Heaven – Best of Ballads Part 2
Il 5 ottobre 2010 un incidente motociclistico dalle parti di Las Vegas si è portato via, come tutti sappiamo, Steve Lee, il grande vocalist della melodic hard rock band svizzera Gotthard.
Per commemorare il talentuoso cantante, i ragazzi della band insieme alla Nuclear Blast hanno dato alle stampe un’antologia, confezionata in un’elegante ed appropriata confezione digipack nera.
Per allontanare il sospetto di un’operazione meramente speculativa, finalizzata magari a sfruttare l’onda emotiva conseguente alla scomparsa di Steve, i Gotthard hanno scelto una compilation “atipica”, incentrata in via esclusiva sulle ballads, e priva dunque di qualsiasi hard rocker.
L’effetto è per certi versi straniante: una cosa è, infatti, ascoltare due o tre ballate, messe lì ad interrompere il flusso del ritmo in un cd di brani veloci e rock’n’roll, quasi a ricordare che ogni rocker ha in fondo un cuore romantico; un’altra è prestare orecchio a diciassette canzoni tutte lente e melodiche, snocciolate una dietro l’altra, senza una soluzione di continuità che rammenti che i Gotthard sono (stati?) innanzi tutto una band hard’n’heavy (che in questo momento, evidentemente, proprio non se la sente di rockare e rollare).
La qualità intriseca delle canzoni, però, fa sì che anche l’ascoltatore più affezionato ai suoni duri non possa che restare commosso ed emozionato da queste tracce, il cui assemblaggio in questo “best of” ha il significato di valorizzare proprio le mille sfumature e potenzialità della voce di Steve Lee, devota a David Coverdale, a Steve Perry ed a tratti a Jon Bon Jovi e Lou Gramm.
La scelta ha privilegiato soprattutto gli ultimi anni di carriera del gruppo, quelli di maggior successo, e non mancano alcune “chicche” per incuriosire l’ascoltatore.
C’è, infatti, una canzone inedita, “What I Am”, ballata acustica nella quale un certo flavour roots si mischia con influenze Bryan Adams ed Aerosmith, e ci sono due versioni “unplugged” di brani già noti: “Have A Little Faith” (in origine su “Human Zoo”, 2003), con piano e voce in bella evidenza ed echi gospel sullo sfondo, e “Falling”, in cui la voce è accompagnata questa volta dalla chitarra.
Il resto è un florilegio di canzoni intense ed appassionate, tra le quali ci piace citare ovviamente “Heaven”, disco di platino nel 2001, power-ballad influenzata dall’AOR a stelle e strisce dei Journey come dai Whitesnake ottantiani, l’emozionante ”One Life One Soul” (a.d. 1996, l’album che la conteneva era “G”.) e “I’ve Seen An Angel Cry” (tratta da “Lipservice” del 2005), anch’essa dai risvolti molto americani.
Menzione anche per i brani tratti dal recente ”Need To Believe”, come la potente title-track e la malinconica “Don’t Let Me Down”, per l’elegante e riflessiva “Where Is Love When It’s Gone”, e per le conclusive “And Then Goodbye” e “Merry Christmas”, dalle quali emerge una peculiare vena cantautoriale, nel secondo caso con spunti risalenti addirittura a Cat Stevens.
Ma davvero qui tutti i brani sono di squisita fattura, e rendono degnamente omaggio a questo raffinato e energico singer.
Ciao, Steve, dovunque tu sia. E soprattutto grazie delle emozioni che hai regalato con la tua musica potente ed armoniosa, autentico baluardo dell’hard melodico europeo.
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Tracklist:
01. Heaven
02. What Am I
03. Where Is Love When It’s Gone
04. Need To Believe
05. One Life One Soul
06. The Call
07. Don’t Let Me Down
08. Nothing Left At All
09. Unconditional Faith
10. Have A Little Faith
11. Tears To Cry
12. Everything I Want
13. I’ve Seen An Angel Cry
14. Tomorrow’s Just Begun
15. Falling
16. And Then Goodbye
17. Merry Christmas
Line Up:
Steve Lee – vocals
Leo Leoni – guitar
Freddy Scherer – guitar
Marc Lynn – bass
Hena Habegger – drums
