Recensione: Heavenly Ecstasy
Arriva una lunga serie di conferme da Heavenly Ecstasy, quinto studio album dei norvegesi Pagan’s Mind. Innanzitutto, nel suo essere diverso dal più che buono predecessore God’s Equation, nasconde una continuità sostanziale che non sfuggirà a chi li conosce bene. Il merito principale dei cinque, in controtendenza con quanto sta succedendo nel panorama prog metal attuale, è quello di smarcarsi dal processo di semplificazione che sembra aver colpito, come un virus che si diffonde senza cura, molti dei nomi più conosciuti nell’ambiente: dai Symphony X ai Pain Of Salvation, passando per i brasiliani Mindflow e molti altri, non ultimi i monumentali (e latitanti) Fates Warning. Alla costante ricerca di un equilibrio, tutt’altro che semplice, tra complessità e melodia in grado di colpire l’ascoltatore nell’immediato, i Pagan’s Mind arrivano una volta di più a dare l’impressione di essere molto vicini al perfetto bilanciamento di questi due elementi, senza purtroppo centrarlo.
Altra costante è rappresentata dalla consueta prova maiuscola di Nils K. Rue, tra i migliori esponenti della scena grazie a potenza, estensione, forza interpretativa e versatilità; combinazione di doti che gli fa incontrare pochi rivali, in grado di riunire tutte queste qualità nella propria voce, nell’ambiente. Nè danno segni di cedimento le tastiere (favolose, soprattutto in fase di accompagnamento) dell’ottimo Ronny Tegner.
Dopo l’immancabile intro (Contact), i Pagan’s Mind mostrano immediatamente il loro lato migliore con Eyes Of Fire prima e Intermission (scelta come primo singolo) poi: un sound heavy, refrain accattivanti e la perfetta dose di melodia, ottimamente incastonata in un contesto fatto di riff azzeccati e ritmiche ora serrate, ora più cadenzate, ma sempre votate ad un prog-power trascinante. La seconda è anche impreziosita da un assolo del buon Lofstad che, pur se riciclato da Shine Eternally (bonus track di God’s Equation) suona perfettamente nel pezzo. Fin qui tutto bene, anzi benissimo; le cose peggiorano, purtroppo, quando i nostri decidono di mostrare i muscoli nella tosta In The Aftermath, nella quale smarriscono il filo che sembravano aver finalmente trovato per uscire dal labirinto popolato dalle band buone, a volte anche ottime, ma… Ecco, è proprio quel “ma” che i norvegesi non riescono a scrollarsi di dosso, quasi fosse una condanna con già troppi appelli alle spalle.
Walk Away In Silence non affoga nella mediocrità grazie a degli ottimi cori e alla solita, immancabile prova da applausi di Rue, mentre il compito di risollevare le sorti di Heavenly Ecstasy spetta alla lunga Revelation To The End, che, oltre all’incredibile versatilità del cantante, mette in mostra un songwriting maturo, con l’aggiunta della parte solistica migliore dell’intero disco.
L’altalena qualitativa porta dapprima Follow Your Way, la quale, nonostante l’intro beneaugurante di Tegner, si fa inghiottire dal grigiore, e poi Live Your Life Like A Dream, semi-ballad con un refrain che, semplificando, fa venire in mente le cose migliori di Ozzy.
Uno degli episodi più interessanti è rappresentato da The Master’s Voice, nel ritornello della quale sembra che i Judas Priest abbiano preso il posto dei norvegesi: una sberla heavy metal in pieno volto che non ti aspetti. Un po’ prevedibili, al contrario, i due minuti di When Angels Unite, ballad per voce e tastiera che, ad ogni modo, è più che riuscita e, se ancora ci fossero dei dubbi, dimostra come Rue sia in grado di cantare praticamente qualsiasi cosa con risultati sempre eccellenti. Finale sottotono con Never Walk Alone, che formalmente è un buon pezzo, ma difetta di qualcosa che potrebbe renderlo ottimo; niente da dire, in questo rappresenta perfettamente non solo il presente disco, ma l’intera carriera di questa band che, a conti fatti, continua a non riuscire a compiere il definitivo (e sperato) salto di qualità.
Prodotto dal chitarrista Jørn Viggo Lofstad e mixato da Stefan Glaumann (già al lavoro con Rammstein, Within Temptation, Europe, Def Leppard e Clawfinger), Heavenly Ecstasy riassume quindi tutto quanto di buono è già stato detto dei Pagan’s Mind negli anni, portandosi dietro, purtroppo, anche qualche difetto, che forse sarebbe meglio chiamare “mancanza di eccellenza”. È persino difficile capire che cosa veramente manchi alla band di Skien per compiere questo benedetto salto di qualità che, sin dagli esordi, rimane latente, o quantomeno non espresso in maniera compiuta. Una cosa è certa, dopo aver ascoltato questo Heavenly Ecstasy: alla prossima uscita saremo ancora qui a sperare che sia la volta buona, convinti che non sia possibile che una band con queste qualità (leggasi: talento e tecnica) si accontenti ancora una volta di un lavoro appena buono e onesto, avendo alla propria portata il capolavoro.
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Tracklist:
01. Contact 0:48
02. Eyes Of Fire 5:48
03. Intermission 5:41
04. Into The Aftermath 5:18
05. Walk Away In Silence 5:08
06. Revelation To The End 8:32
07. Follow Your Way 5:18
08. Live Your Life Like A Dream 5:55
09. The Master`s Voice 5:16
10. When Angels Unite 2:03
11. Never Walk Alone 6:09
Line-up:
Nils K. Rue: vocals
Jørn Viggo Lofstad: guitars
Ronny Tegner: keyboards
Steinar Krokmo: bass
Stian Kristoffersen: drums
Available formats:
Jewel case CD
Ltd. edition digipak CD (incl. 2 bonus tracks + poster)
2 LP gatefold, coloured orange vinyl (incl. 2 bonus tracks)