Recensione: Heavy Demons [Reissue – BRA]
L’occasione, imperdibile, per tornare a parlare di Heavy Demons, la fornisce su di un piatto d’argento la label brasiliana Black Seal Productions, che già l’anno scorso si occupò di riproporre …In Death Of Steve Sylvester, sempre in Cd (qui la recensione).
…In Death Of Steve Sylvester, Black Mass e Heavy Demons, rispettivamente del 1988, 1989 e 1991 incarnano la Trinity Of Steele della storia dei Death SS. Il loro periodo defender a tutti gli effetti, che tanto ha fatto sognare e godere lungo quegli anni, grazie anche a un look fottutamente in linea con l’heavy metal fumigante prodotto e delle line-up dalla potenza siderurgica devastante.
Le righe espresse poc’anzi sono estratte dallo special pubblicato nei confronti delle uscite in picture disc dei primi tre album dei Death SS sopramenzionati, avvenute nel 2020. Un articolo (qui il link) atto a fotografare senza se e senza ma un momento storico irripetibile per il Metallo italiano e per la band capitanata da Steve Sylvester.
Mai più accadde, infatti, lungo la florida e prolifica carriera del combo pesarese-fiorentino, di poter godere di una tale scorpacciata di acciaio in your face di stampo tradizionale e tradizionalista. A propiziare quel periodo, incarnato dalla triade e per molti magico, contribuirono fior di musicisti con la giusta attitudine e la dovuta “fede” nei confronti dei sacri dogmi del genere.
Il 18 novembre 1991, con una line-up completamente rinnovata rispetto al disco precedente, il gruppo invase il mercato con Heavy Demons, che ritengo tuttora (Anno Domini 2021) “l’album” per antonomasia dei Death SS. Parere peraltro condiviso da moltissimi die hard fan del gruppo. L’unico full length, nella corposa discografia della band, con rappresentata in copertina l’intera formazione in carne e ossa (The Story Of Death SS 1977-1984 fa storia a sé). Un disco “totale”, senza punti deboli, quello della svolta, che ha maggiormente fornito una dimensione internazionale alla compagine di Steve Sylvester, affrancandosi, quantomeno per un po’, dall’affascinante ma ristretto status di cult band. Su quei solchi di botto venne abbandonato lo stile polveroso e retrò che fino ad allora aveva contraddistinto il loro messaggio sonoro e si virò verso un suono tremendamente HM, potente, a tratti speed, senza però rinnegare le fondamentali escursioni dark. A rimarcare il pensiero sempre controcorrente, autonomo e libero dei Death SS, Heavy Demons uscì fuori tempo massimo, in piena epoca di rivisitazione dell’heavy metal (inizio anni Novanta), non certo il periodo più favorevole per le sonorità power/classic.
Il disco ebbe l’effetto di un fulmine a ciel sereno: in un momento che prometteva un’ubriacatura grunge con i controfiocchi i Death SS sublimarono infatti la loro attitudine più visceralmente heavy metal all’interno di un capolavoro horror neo romantico dalla resa sonora roboante. A contribuire alla “botta” restituita alle casse, senza dubbio il fatto che le registrazioni avvennero solamente in parte in parte in Italia: il resto fu fatto a Berlino, presso gli studi della Noise Records, sotto l’egida di Sven Conquest, uomo di punta della label e personaggio dal curriculum notevole, già al lavoro con Rage e Coroner, all’epoca alfiere del “nuovo che avanza” e che fornì a Heavy Demons quel suono dal “taglio” internazionale che sino a quel momento i Death SS non avevano mai ottenuto.
Ripassare oggi i dodici brani costituenti la colonna vertebrale del disco griffato Black Seal Producions equivale a fare un piacevolissimo viaggio nel passato, ove la consapevolezza che tali pezzi siano per davvero immortali cresce ascolto dopo ascolto. “Family Vault”, la sempreverde “Inquisitor” (tracce antiche, in embrione già nel periodo folle 1977-1982 e che trovarono su Heavy Demons spazio e collocazione), l’accoppiata “Lilith”/”Way To Power” (due stupefacenti connubi di melodia e potenza), “Baphomet”, “Peace Of Mind”, contenente, per lo scriba, il migliori riff della storia della band e, per finire, l’inno generazionale “Heavy Demons”. In apertura, a spalancare le porte degli inferi, “Walpurgisnacht”, nata dalla mente di quel fenomeno che fu Aldo Polverari e recitata da nientepodimeno che Oliver Reed, il famoso attore. Una precisazione: Sorcerous Valley (Back To The Real), va considerata a tutti gli effetti una canzone facente parte di Heavy Demons. Nel 1991, su vinile, venne omessa solamente per mancanza di spazio fisico sul lato B del trentatrè giri. Dodici perle nere figlie di una line-up killer, amatissima ancora oggi, che schierava, oltre a Steve alla voce, due asce d’eccezione come Jason Minelli e Al Priest, Andy Barrington al basso e Rossano “Ross” Lukather alla batteria, a quel tempo l’Hammer of Zeus nazionale. Last but not least: le backing vocals del disco vennero rafforzate dalla presenza di Morby, scintillante cantante dei Sabotage.
Peculiarità di Heavy Demons targato Black Seal Productions il fatto di contenere, fra le cinque bonus track aggiuntive, “Baphomet” dal vivo, mai stata presente in nessuna ristampa precedente. Le altre quattro rispondono ai nomi di “Death Walks Behind You”, cover degli Atomic Rooster, band dall’influenza conclamata nei confronti di Steve Sylvester, “Where Have You Gone?” in versione remix, con il co-autore del brano, Andy Panigada dei Bulldozer, alle prese con la chitarra ritmica, “Horrible Eyes” dal vivo e, in chiusura, “Thrill Seeker”. In modalità slipcase, si accompagna a un libretto di dodici pagine con tutti i testi e le note tecniche, nelle due centrali prendono posto le foto della trasformazione dei cinque componenti la line-up in creature mostruose e su quella finale, obbligatoriamente, campeggia uno degli scatti iconici perpetrati dalla band nel cimitero degli Inglesi, a Firenze, fra tombe secolari e ghiaccio secco.
We’re the Heavy Demons
Heavy Metal Demons
You Can’t Stop our Rock!
Join The Heavy Demons
Music fighting Demons
‘Cause We Want your Soul!
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Per ordini e info, inviare e-mail a: deathss.preorder@gmail.com