Recensione: Heavy Lies the Crown [EP]
I Bloody Unicorn sono tornati alla carica! Il terzetto nasce nel 2018 a Camposampiero (PD) e pubblica nel 2019 il primo EP, “Of Monsters Under the Bed”. Quattro anni dividono quindi “Of Monsters Under the Bed” dal suo successore, l’EP “Heavy Lies The Crown”. Sono stati quattro anni piuttosto impegnativi, in cui è successo praticamente di tutto: sembra incredibile essere stati testimoni di eventi epocali come la recente pandemia o la recrudescenza di una Guerra Fredda che credevamo di aver rinchiuso per sempre negli archivi della Storia. In questi quattro anni, in un modo o nell’altro, parecchie cose sono cambiate. Moltissime persone si sono scontrate con la necessità di doversi evolvere con rapidità; inevitabilmente, come tutti i fatti umani, anche le manifestazioni artistiche hanno abbracciato, e in qualche caso subìto, questo bisogno di rinnovamento. La musica dei Bloody Unicorn non fa eccezione: “Heavy Lies The Crown” rappresenta una sostanziosa evoluzione nello stile della band, che oltretutto ha sopportato un importante cambio di formazione nel 2020, quando l’attuale chitarrista Michael Callegaro ha sostituito il membro fondatore Davy Scarpellini. Per amor di precisione devo sottolineare come “Heavy Lies The Crown” sia stato composto dalla prima formazione: Irene ‘Eva’ Scapin alla voce, Lorenzo Telve alla batteria, Davy Scarpellini alla chitarra e Antonella Fiani al basso. Il disco è stato poi registrato con Michael Callegaro alla chitarra e ha accolto il contributo di un paio di ospiti. L’assolo di “Burning Battlefield”, singolo estratto dall’EP un mese prima della pubblicazione ufficiale dell’EP, è stato registrato da Stefano Mancini dei Disbeliever, mentre la seconda voce nel brano “Ride the Unicorn” porta la firma di Lorenzo Stelitano degli Hopeless.
Il primo EP rientra a buon diritto nel calderone del Death Metal sinfonico; il nuovo disco procede all’incirca nella stessa direzione, seppur con qualche sorpresa. Ciò che si percepisce in “Heavy Lies The Crown”, innanzitutto, è l’approccio molto più ‘maturo’ al genere musicale scelto. Le 5 canzoni dell’EP, 6 se consideriamo anche la breve traccia introduttiva strumentale “Overture”, si distinguono per la grande cura posta nel garantire una notevole varietà all’esperienza d’ascolto. Intendiamoci, non che “Of Monsters Under the Bed” risultasse banale o monocorde, sia chiaro! Arrivati alla fine di “Heavy Lies The Crown”, però, l’impressione generale è che i Bloody Unicorn abbiano raggiunto un grado di maturità artistica decisamente superiore rispetto al 2019. Come scrivevo poc’anzi, sono stati quattro anni impegnativi: il bagaglio di esperienze accumulate dai musicisti ha sicuramente giovato alle composizioni del nuovo EP, che risultano piacevoli e accattivanti fin dalla prima riproduzione. L’elemento che senza dubbio spicca sin da subito è l’ugola multiforme della cantante, capace di alternare con sapienza e naturalezza voce ‘pulita’, growl e scream. Le poliedriche linee vocali si abbinano ad un tappeto sonoro altrettanto composito, in cui gli intensi arrangiamenti orchestrali arricchiscono e completano la brutalità delle parti strumentali tipiche del Death Metal. Così giustamente dev’essere quando si parla di Death sinfonico, genere che fa del contrasto tra melodia e aggressività il suo tratto distintivo…anche se, a dirla tutta, “Heavy Lies The Crown” sembra scivolare spesso verso territori Symphonic Black Metal. Brani come “Do or Die”, “Burning Battlefield” e “Ride the Unicorn” verranno senz’altro apprezzati tanto dai fans dei Dimmu Borgir quanto dai cultori di realtà Underground italiane come la one man band Scuorn. Ascoltare per credere!
Merita di essere menzionato, infine, il lavoro dell’ottimo batterista Lorenzo Telve, una vera macchina schiacciasassi pronta a mietere molte vittime dall’alto di un palco. Come delle robuste fondamenta di cemento armato, le sue articolate parti di batteria sorreggono con autorevolezza la variegata struttura dei brani, contribuendo a rendere ancora più coinvolgenti le tracce di “Heavy Lies The Crown”. Il giudizio sull’EP, insomma, non può che essere positivo: la band è cresciuta molto rispetto alla prima prova discografica di “Of Monsters Under the Bed” e non vedo l’ora di incrociare il gruppo dal vivo. Se e quando ciò accadrà spero di trovare ‘libero’ l’ormai celebre unicorno gonfiabile, mascotte della band durante i concerti, per poter danzare qualche minuto in sua compagnia! Tutti i Lettori curiosi di approfondire la conoscenza dei Bloody Unicorn possono inoltre leggere un’interessante intervista al gruppo, pubblicata in concomitanza con questa recensione e raggiungibile cliccando qui. Una volta letta l’intervista arriverà il momento di dedicare un po’ di tempo alla musica della band: qui di seguito troverete alcuni collegamenti che Vi aiuteranno a fare il Vostro dovere. Buon ascolto!
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