Recensione: Hell Awakening
I SiliuS si sono formati in Austria nel 2013 dall’unione di cinque musicisti provenienti, per la maggior parte, da altre band.
La loro prima esperienza discografica risale al 2014, anno in cui pubblicarono il demo dal titolo ‘DEMOn’, composto da quattro pezzi.
Da allora si sono concentrati sull’attività live, partecipando a concerti anche di elevata importanza, quali le edizioni 2015 del Metal Days in Slovenia e del tedesco Wacken Open Air.
Il loro è un Thrash Metal influenzato essenzialmente dalla matrice americana degli anni ‘90, principali artefici i Pantera, con spunti presi anche dalle sonorità estreme degli anni precedenti (Metallica ed Exodus ad esempio) sommati alla cupezza del Dark Sound dei Black Sabbath.
Questo è rappresentato in ‘Hell Awakening’, il loro primo Full-Length disponibile, via Massacre Records dal 1 settembre 2017.
L’album è composto da undici tracce, della durata complessiva di poco superiore ai quarantatre minuti, comprensive delle quattro presenti sul già citato primo Demo.
Il lavoro è permeato da tonalità gravi, in alcuni passaggi fortemente marcate; la miscela delle sonorità della seconda decade del Thrash, ossia quelle che sono state definite ‘Groove Metal’, con quelle più orientate all’Old School è ben bilanciata, anche grazie all’inserimento di ritmi più tipici del Metal tradizionale.
Il sound è contraddistinto da un buon tiro, con una forte sezione ritmica che alterna accelerazioni a varia andatura con rallentamenti, a volte portati all’eccesso, ed a ritmi stoppati. L’aggressività emanata non trascura la ricerca melodica, espressa attraverso un cantato graffiante, forte, ma non portato all’eccesso ed assoli di buona fattura, nella maggior parte lunghi ed articolati, ma sempre legati al pezzo, senza esuberanze di virtuosismo fine a se stesso.
L’opera presenta una buona variabilità tra i pezzi, tra i quali si elevano ‘Seven Demons’ (per il quale è stato realizzato un video) molto veloce e con un buon cambio di tempo pestato e potente, ‘Invictus’ dalla buona partitura melodica che alterna strofe non velocissime ad una parte rallentata, con narrazione all’interno che ne aumenta il senso oscuro, per poi accelerare dopo l’assolo, e ‘Kingdom of Betrayal’ che inizia in modo fosco con un arpeggio di chitarra a cui seguono strofe lente ed enfatiche che conducono ad altre più cadenzate e robuste. Il brano è cangiante trasformandosi in un buon Metal che diventa poi un Thrash tipico Bay-Area.
Non mancano pezzi che dicono un po’ poco, come ‘Message in a Molotov’, troppo dispersivo e ‘Tool of Destruction’, troppo esasperato.
Le tracce rimanenti sono di discreta fattura, ognuna con la propria storia musicale che la contraddistingue e piacevoli d’ ascoltare.
Impreziosisce l’opera la buona capacità tecnica dei musicisti ed una produzione non inasprita.
Tirando le somme, il fatto di attingere dal passato del Thrash, pescando anche da un’epoca dove non tutto andava bene (i maledetti anni ’90) sapendone cogliere il meglio, senza trascurare le sonorità ancora antecedenti, si è dimostrato positivo, generando un buon connubio tra un’aggressività non esasperata e la melodia.
Si sente che il gruppo cerca una propria personalità, obbiettivo, con ‘Hell Awakening’, non ancora del tutto raggiunto, ma si sa che questo non è proprio facile, essendo i binari che delimitano il Thrash non molto distanti tra loro.
Come album d’esordio il giudizio è più che sufficiente, essendo consigliabile un po’ a tutti, sia al Thrasher più intransigente sia a chi spazia tra i vari meandri della musica Metal.
Restiamo in attesa dei prossimi sviluppi.