Recensione: Hell On Earth
Ancillotti – Hell On Earth: come (ben) suonare heavy fucking metal straclassico al di là del tempo e delle mode. Immortali.
Terzo capitolo discografico per la famiglia Ancillotti, formata da metallaroni quali il cantante Daniele “Bud” Ancillotti (Strana Officina, Bud Tribe), il bassista Sandro “Bid” Ancillotti (Bud Tribe), il batterista Brian Ancillotti (Shabby Trick) e il loro fratello di sangue “Ciano” Toscani , chitarrista, già con i Listeria.
Hell On Earth, griffato Pure Steel Records, riesce nell’intento di migliorare la “botta” che sono in grado di fornire gli Ancillotti, nonostante i precedenti The Chain Goes On (2014) e Strike Back (2016) fossero prodotti di spessore. In quel di Prato e dintorni è accaduto evidentemente quello che capitava anni e anni fa un po’ a tutte le grandi big band: la loro consacrazione col terzo album.
Già, perché la premiata ditta Ancillotti & Co. pare proprio aver trovato la quadra in questo disco targato 2020: tre quarti d’ora di puro heavy fucking metal d’annata di qualità che non stanca mai, fra dosi massicce di potenza e incursioni melodiche atte a sublimare la vena compositiva dei quattro componenti la line-up. Difficile individuare un pezzo trainante, se non per via dei gusti personali, perché è proprio la qualità espressa a dettare legge lungo lo scorrere delle tracce di Hell On Earth. I riferimenti ai maestri britannici e a quelli tedeschi si sprecano, ma a marcare la differenza è la classe latina messa su strada dagli Ancillotti: una voce intensamente blues ed espressiva come quella di “Bud” Ancillotti non la si trova all’angolo della strada e il resto della band “marcia” che è un piacere. Difficilmente, in futuro, gli stessi Ancillotti riusciranno a scrivere un disco migliore di questo, che incarna la prova della loro maturità acquisita. Esattamente quello che è accaduto agli Skanners con Factory Of Steel e a Marius Donati (Mario “The Black “Di Donato) e ai suoi The Black con Gorgoni.
Stefano “Steven Rich” Ricetti