Recensione: Hell Or High Water
Proposta valida ed interessante quella dei Kings Of Modesty, band finlandese che, forte di una miscela eretta sulla base di un power progressive moderno e raffinato, arricchito di venature hard rock, eccellenti valori strumentali ed una ricerca melodica sempre in primo piano, guadagna sin dal primo passaggio una immediata catalogazione tra le sorprese positive dell’annata ormai quasi al termine.
In scia ai connazionali Leverage, Keldian, Platitude e Sonata Arctica, ma pure con evidenti prerogative accostabili ai celeberrimi Symphony X e Masterplan, il quintetto originario della piccola città di Järvenpää rivela radici ben più profonde ed estese di quanto immaginabile di primo acchito. Una storia che parte dal 1994 e si dipana tra progetti abbozzati e poi lasciati in soffitta, tradisce, infatti, un’esperienza decisamente più estesa di quanto potrebbe lasciar intendere una carriera giunta solo oggi al debutto discografico sulla lunga distanza.
Guidati da Jason Flinck, frontman che qualcuno ricorderà tra le fila dei magnifici Brother Firetribe in veste di bass player e seconda voce, il quintetto mette in mostra qualità e doti da veterani, inanellando una serie di brani che faranno la gioia degli amanti di quella singolare manifestazione artistica – tipicamente nordica – che si anima di suggestioni ad ampio respiro e soluzioni eleganti, rivestite da una struttura sonora cromata a tutto tondo in cui i ritmi spesso non risultano molto spediti e prediligono aperture melodiche in cui le armonie assumono un ruolo di primaria importanza, consentendo ai pezzi di catturare nell’immediato l’attenzione dell’ascoltatore.
Il disco è tutto una scoperta ed inizia a fornire i propri frutti sin dai passaggi iniziali.
Canzoni come “Staring Eyes”, “Hell Or High Water”, “Once Upon a Time” e “Miracle”, sembrano, in effetti, costruite ad arte per colpire nel segno senza lasciare alcun dubbio sulla bontà dell’offerta musicale, confezionata con gusto e perizia in ogni frangente grazie anche all’aiuto d’elementi ben noti all’interno della scena, non ultimi Torsti Spoof e Valtteri Revonkorpii (quest’ultimo responsabile addirittura dell’artwork di copertina) dei già citati Leverage.
Un’impasto sonoro che garantisce adrenalina, classe ed abbondanti quantitativi di inserti strumentali di buon gusto, si arricchisce di momenti che non potranno apparire del tutto originali ed innovativi, ma si rivelano nella quasi totalità dei casi, assai godibili e dall’insospettabile scorrevolezza.
Contributo fondamentale, arriva dal lavoro silente ma di grande importanza delle tastiere manovrate dal bravo Mikael Hjelt, abilissimo nell’orchestrare il tradizionale tappeto di note capace di conferire colore ed amalgama ai vari movimenti dei brani che, legato a doppio filo con il chitarrismo esuberante ma mai invasivo del fratello Samuel, si rivela essere il vero asse portante dell’impianto stilistico posto in essere dai Kings Of Modesty.
I fan delle band citate ad esempio potranno ad ogni modo sbizzarrirsi. Dagli accenti alla Symphony X dell’iniziale “Never Touched The Rainbow”, passando per le sventagliate in stile primi Sonata Arctica di “Hourglass”, via via sino all’eleganza dei ritornelli affini al trio Leverage / Keldian / Platitude delle brillanti “Deep Down”, “Suicide Mission” e “Tailspin” il viaggio non tarderà a manifestarsi di piacevole fattura e sicuro interesse, ricco di momenti in cui godere appieno della classe artistica di musicisti di carattere ed in possesso di ottime doti tecnico-compositive.
“Hell or High Water” è, tirando le somme, un album destinato a far proseliti tra gli accaniti del genere, in virtù di canzoni capaci di suscitare ottimi riscontri anche a distanza di tempo e dopo numerosi e reiterati passaggi.
Una bella novità insomma, ed un nome da tenere in seria considerazione quale alternativa ai soliti noti.
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Tracklist:
01. Never Touched The Rainbow
02. Hourglass
03. Deep Down
04. Starring Eyes
05. Hell Or Highwater
06. Suicidal Mission
07. Once Upon A Time
08. Tailspin
09. We Will March Our Way
10. Miracle 9
11. Two Hearts Collide
Line Up:
Jason Flinck – Voce
Mikael Hjelt – Tastiere
Samuel Hjelt – Chitarra
Henkka Tuura – Basso
Rane Simoinen – Batteria