Recensione: Hell Over Waltrop – Live in Germany

Di Andrea Bacigalupo - 1 Febbraio 2020 - 18:46

Mi piacerebbe parlare di Paul Di’Anno senza citare, per una volta, gli Iron Maiden, solo per il fatto che sono passati ben quasi quattro decenni da quando ne è uscito.

La cosa però è impossibile: siamo tutti ancora troppo legati a quei fantastici lavori, prodotti dalla Vergine di Ferro nei primi anni della sua carriera, ai quali si può attribuire tale aggettivo anche perché cantati da lui.

Indubbiamente è stato Steve Harris la mente, colui che ha capito … ma non basta essere uno dei migliori bassisti al mondo e saper scrivere brani intramontabili: ci deve essere chi è in grado di cantarli in modo da trapiantarli nel cuore del pubblico. ‘Paolino il terribile’, con la sua voce ed il suo carattere, ha reso tutto ciò possibile.

E’ vero che la NWOBHM ha assunto un’ importanza fondamentale nella storia della musica, risollevando le sorti del Metal con conseguenze che oggi ancora si sentono, grazie soprattutto agli Iron Maiden. E’ altrettanto vero, però, che gli Iron Maiden non sarebbero diventati quello che sono se Paul non fosse stato dei loro.

E’ un fatto storico, non faccio  polemica e nulla voglio togliere a Bruce Dickinson, che reputo uno dei migliori performer di tutti i tempi, e neanche a Blaze Bayley, aggiungo, un ottimo cantante che ha avuto il difficile compito di sostituire due personaggi insostituibili durante quello che è stato, a mio personale parere, il momento peggiore della band (ed anche del Metal, direi … lo ricordiamo tutti ‘Turbo’ vero?).

Andiamo avanti. Al giorno d’oggi abbiamo ancora bisogno di sentire ‘Prowler’, ‘Murders in the Rue Morgue’, ‘Sanctuary’, ‘Phantom of the Opera’ e tutte le altre con Paul Di’Anno dietro il microfono, perché è la sua voce a farle diventare magiche ed eterne. Una voce calda, di stampo blues, incazzata e strafottente al contempo, che riassume il carattere duro del Metal e quello ribelle del Punk.

Una voce che, ancora oggi, passato tanto tempo e per quanto sia calata, infiamma ed esalta.

E Paul Di’Anno ha bisogno di cantare queste canzoni.

Lo dimostrano: la battaglia legale intrapresa per poterlo fare, i progetti chiamati con i loro nomi (i Killers, i Phantoms of the Opera ed ora, direttamente dall’INPS, gli Ides of March) e i brani live inseriti in quasi ogni nuovo lavoro nonché gli interi album nei quali le ha riproposte.

L’appartenenza agli Iron Maiden e questo continuo tirarli in ballo ha quasi del tutto offuscato la restante carriera artistica di Paul, anche perché fatta di un sacco di progetti mai decollati veramente e, sinceramente, più mediocre che eccelsa, durante la quale ha prevalso il gossip dovuto ai suoi terrificanti eccessi di vita, veri o esagerati che siano, ed alla sua salute purtroppo sempre più cagionevole (ehhh … non tutti sono Mick Jagger).

Mentre, invece, i lavori validi ci sono, eccome: ‘Murder one’ con i Killers, ‘Nomad’, poi diventato ‘The Living Dead’ con i Di’Anno, ‘The League of Shadows’ con gli Architects of Chaos ad esempio ed un sacco di ottimi brani, come ‘Children of Madness’ dei Battlezone, per dirne uno, infilati in album purtroppo non troppo riusciti.

A ricordarcelo, oggi, c’è ‘Hell Over Waltrop – Live in Germany’, disponibile dal 31/01/2020 via Metalville.

Trattasi di un concerto che Paul ha tenuto nel 2006 durante un festival a Waltrop, città della Vestfalia in Germania, insieme alla sua band tedesca, i già citati Phantoms of the Opera.

La registrazione, effettuata da Thomas Mergler, è risultata inutilizzabile per cause tecniche. Accantonata per anni è stata da lui recuperata, grazie a  tecnologie più evolute, e messa in circolazione.

E’ un’esibizione ad alto contenuto energetico, resa ancor più affascinante dall’esser stata lasciata grezza, senza sovraincisioni, pulizie o malizie malefiche varie.

La voce di Paul non è sicuramente quella di un tempo, l’artista trova soluzioni correttive come l’uso del growl quando ‘non ci arriva’, interrompe le strofe o smorza i toni e solo in alcuni momenti si sente ancora cosa è stato. Ma a lui si perdona tutto: alla fine quello che conta è il carisma, che è sempre lo stesso di un tempo.

Ancora una volta siamo stregati dalle versioni, suonate con perizia tra l’altro, delle potenti ‘Prowler’ e ‘Murders in the Rue Morgue’, dell’emozionante ‘Remember Tomorrow’, della sensazionale ‘Phantom of the Opera’, del classico tra i classici ‘Running Free’, che in due parole riassume tutto quello che noi vorremmo fare e dell’esplosiva ‘Sanctuary’, che chiude il concerto.

La scaletta evidenzia poi la carriera che Di’Anno ha percorso con i Battlezone (‘Children of Madness’), con i Killers (‘Impaler’, ‘Marshall Lokjaw’, ‘The Beast Arises’  e ‘The Faith Healer’, cover della Alex Harvey Band) e con i Di’Anno (‘The Living Dead’), estraendo alcuni tra i brani più significativi.

Non manca una divertente cover di ‘Blitzkrieg Bop’ dei Ramones, molto dinamica ed efficace.

Insomma, un live che ci regala molte emozioni, un pizzico di nostalgia e, soprattutto, tanta energia ed adrenalina.

E’ l’Heavy Metal secondo uno tra gli artisti che meglio lo ha reso vivo. Un vero Rockers … Signori: Paul Di’Anno.

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