Recensione: Hellectric
Quando si dice “la beata ignoranza”.
Avendo un’estrazione estrema, di primo acchito ho pensato di tenere tra le mani un disco di sconosciuti con un nome bizzarro, salvo poi fare un sobbalzo nel leggere che dietro a The Bronx Casket Co. ci sono DD Verni e Tim Mallare legati al nome Overkill (basso e batteria), Jack Frost, ex Savatage (chitarra) e Myke Hideous/SpY ex Misfits; da qui a capire il retrogusto metal di Hellectric il passo è breve.
The Bronx Casket Co. è un progetto dark gothic metal sia nelle intenzioni che alla resa dei conti, fusione ben riuscita di un mare di citazioni che potrebbero andare dai Paradise Lost, Type O Negative, Rob Zombie ad alcuni passaggi di tastiere alla Faith No More, amalgamate ad una sensazione complessiva d’oscuro all’acqua di rose.
Hellectric, secondo una concezione abbastanza diffusa, potrebbe essere un disco da boicottare perché zeppo di scelte musicali e sonore indubbiamente “patinate”, invece, il risultato è una dozzina di brani immediati, lineari ed abbastanza divertenti, ricchi in alcuni punti di buona enfasi ed atmosfera, frutti maturi del lavoro alla consolle dello stesso Verni.
Apre senza fare prigionieri l’eccellente “Little Dead Girl“, track perfetta per lo scopo non celato di “hit” della tornata, con riff portante azzeccato, atmosfera leggermente cupa, vocals cesellate ed un ritornello catchy. Segue “Everything I Got“, altro brano ed ipotetico singolo, che riesce a stamparsi nella testa dal primo ascolto senza uscirvi più, capace di rievocare in alcuni punti vocali lo spirito di Layne Staley (paragone da prendersi con le molle). Hellectric è un’ora abbondante di giochini goticheggianti che si appoggiano a tastiere di contorno chiamate in causa con costanza, allo scopo di reggere un’impalcatura musicale generale che strizza anche due occhi al classic doom in “Let My People Go” e “Bleed with Me” (Black Sabbath e Candlemass su tutti). Non può mancare la cover nemmeno in questo album ed infatti ecco “Free Bird” dei Lynyrd Skynyrd, suonata con tono maestoso; finisce invece nel libro nero il passo falso totale di turno, quella “Mortician’s Lullaby” che non esito a definire senza capo né coda.
A conti fatti Hellectric non è uno dei peggiori esempi in circolazione di uso semplificato del gothic e ritengo importante l’approccio con il quale ci si avvicina: non si tratta di un disco profondo. Piuttosto, questo terzo lavoro della band è da vedersi come un passatempo, un po’ diluito nell’espressività se calibrato su standard più estremi, ma che penso non potrà mai annoiare davvero. I più addentro alle dinamiche heavy potranno storcere il naso sull’utilità di certe scelte stilistiche di nomi che provengono da tale settore, ma penso sia difficile pensare ad Hellectric come ad un disco bocciabile senza appelli per cui, se dovessero regalarvelo, accettate di buon grado.
PS. Alle stesura delle orchestrazioni ha partecipato anche Mike Romeo dei Symphony X.
Tracklist:
01. Little Dead Girl
02. Everything I Got
03. Dream of Angels
04. Sherimoon
05. Bleed with Me
06. Motorcrypt
07. Let My People Go
08. Free Bird
09. In My Skin
10. Can’t Stop the Rain
11. Mortician’s Lullaby
12. Live for Death