Recensione: Hellenic Warrior Spirit

Di - 12 Settembre 2008 - 0:00
Hellenic Warrior Spirit
Band: Holy Martyr
Etichetta:
Genere: Epic 
Anno: 2008
Nazione:
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91

Nella vita, quando si spendono lacrime e si sputa realmente il sangue per qualcosa, le soddisfazioni prima o poi arrivano, compreso il fatto di avere gli attributi e cambiare città per inseguire un sogno. La testimonianza vivente della sentenza appena pronunciata è Hellenic Warrior Spirit, secondo full length degli italianissimi Holy Martyr. Rispetto alla line-up del precedente Still at War al basso è stato reclutato Nicola Pirroni mentre gli altri quattro guerrieri sono rimasti saldamente al Loro posto. Altra conferma la label Dragonheart che, nel caso del combo capitanato dal chitarrista Ivano Spiga, ha investito decisamente bene, visto il risultato finale ottenuto. Netto cambio, invece, per quanto attiene gli studi di registrazione: gli Holy Martyr si sono messi nelle capaci mani di Luigi Stefanini, dei New Sin Studios di Treviso, gli stessi dei Domine.

Hellenic Warrior Spirit è incentrato su Sparta e gli spartani, con la parte finale del disco dedicata alla battaglia delle Termopili e solo una casuale coincidenza vuole che qualche tempo fa sia uscito al cinema il colossal 300, in quanto il combo tricolore molti dei pezzi presenti li aveva già pubblicati in passato, all’interno di un precedente Ep. Il successore di Still at War gode di una produzione superba, la copertina è “spartana” – ma va? ah,ah,ah! – quanto basta e mostra una band matura, che a questo punto della carriera ha ormai raggiunto la saggezza musicale dei grandi e propone ottime canzoni senza accusare alcun calo di tensione, grazie a un songwriting ormai adulto di assoluto livello internazionale. 

La seconda fatica targata Holy Martyr irrompe trionfalmente sulle note di March, un intro strumentale che riecheggia le composizioni a la Conan il Barbaro scritte da Basil Poledouris. In realtà si tratta di una rielaborazione particolarmente riuscita della colonna sonora di un film degli anni Sessanta, intitolato The 300 Spartans. Il grido di battaglia greco “Spartiates, sti maxi!” apre Spartan Phalanx, un inno di metallo epico cadenzato che in sei minuti e mezzo concretizza in suono il lungo cammino evolutivo di Alex Mereu e soci. Di botto scorrono immagini antiche di falangi pregne di guerrieri assetati di sangue, proprio come sapevano fare leggende HM che rispondono al nome di Heavy Load e, più recentemente, Virgin Steele e primi Manowar. Non c’è tregua, il feedback delle chitarre del brano che l’ha preceduta collega idealmente Lakedaimon, che si dimena fra cori e ritmiche di scuola Maideniana.

La strumentale H’Tan H’Epi Tas, (Tornerai sul tuo scudo…o sopra di esso), è un episodio maturo che fa del folklore ellenico il proprio must, per via dell’uso del bouzoki, tipico strumento greco, che rende molto particolare il flavour dell’intero brano. Se quest’ultimo, in qualche modo, tende ad allentare la tensione, la calma prima della battaglia viene perentoriamente spezzata da Hellenic Valor/Kamari, Andreia, Polemos, pezzo sviluppato in due parti maestosamente lento, pesantissimo nell’incedere, figlio di un Metallo antico, che in mezzo alle note sparate dagli Holy Martyr e a uno special guest d’eccezione come il singer degli Adramelch Vittorio Ballerio riacquista l’atavica supremazia. The Call To Arms rispolvera l’amore dei Nostri per la battaglia delle Termopili, assolutamente in tempi non sospetti, discendendo direttamente da quell’Ep intitolato Hail To Hellas, realizzato grazie alla colletta di circa trecento – guarda caso… – fan. L’incipit a la Manowar seguito da una invincibile marcia funebre fanno di questa traccia uno degli episodi più tipicamente nobili dell’intero lavoro. Finale eroico e ampolloso degno della miglior tradizione oltranzista del genere.  

Altra accoppiata da paura in Molon Labe/Defenders in the Name of Hellas, con la prima a mo’ di intro glorioso e la seconda a mazzuolare a destra e manca, fra melodia Doom e trasporto epico, con chitarre e sezione ritmica sempre al servizio del songwriting e non viceversa. Parte conclusiva veloce da pugni alzati, in piena tradizione Virgin Steele. Un grandissimo Alex Mereu in versione Fabio Lione conduce le danze in The Lion of Sparta, un vecchio cavallo di battaglia degli Holy Martyr finalmente proposto nella possanza metallica che gli compete. Chiusura album a sorpresa con To Kalesma Sta Opla, un brano acustico dall’inconfondibile tocco bouzoki che fa proprie le sonorità di The Call to Arms e vede il singer alle prese con il greco idioma. Un’ulteriore sfida vinta senza appello, il degno suggello firmato con il sangue e la spada per consegnare ai posteri un album immortale.

Stefano “Steven Rich” Ricetti   

Tracklist:
1. March
2. Spartan Phalanx 
3. Lakedaimon
4. H Tan H Epi Tas  
5. Hellenic Valour
6. Kamari, Andreia, Polemos 
7. The Call To Arms
8. Molon Labe  
9. Defenders In The Name Of Hellas 
10. The Lion Of Sparta  
11. To Kalesma Sta Opla

Line-up:
Alex Mereu: voce
Ivano Spiga: chitarre, cori
Eros Melis: chitarre
Nicola Pirroni: basso
Daniele Ferru: batteria

 

 

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