Recensione: Hellframes
‘Hellframes’ è il nuovo album dei ferraresi Game Over, disponibile dal 20 ottobre 2023 via Scarlet Records.
È il sesto della loro carriera, prodotto dopo quasi sei anni dal precedente ‘Claiming Supremacy’ del 2017.
La band si presenta coesa, con la lineup saldamente stabile da ben undici anni, mica male direi …
Soprattutto, si presenta in forma proponendo un album duro come la roccia e di alta qualità compositiva.
Il quartetto emiliano non cambia le sue coordinate stilistiche, consolidando ulteriormente il suo Thrash Old-School che guarda la Bay Area attraverso nove tracce robuste quanto energiche, piene di quel classicismo non nostalgico che ha ripreso a coinvolgere, grosso modo, dal 2000.
Come per gli album precedenti i Game Over non vanno a caccia di originalità. Il loro lavoro è più che altro sviluppare un Thrash Metal puro, privo di ogni contaminazione, come “Mamma” James Hetfield lo ha fatto agli inizi degli anni ’80.
Non a caso, anche in ‘Hellframes’, è quella dei quattro cavalieri di Frisco la maggiore influenza che si sente.
Anche quella degli Iron Maiden nella realtà, in un paio di brani almeno (‘My World Dies Screaming’ e la Title Track stessa).
Beninteso, non si parla di ricalco con carta a carbone. In ‘Hellframes’ si percepisce, essenzialmente, la musica con cui i Game Over sono cresciuti ed il rispetto che loro hanno per la tradizione, tanto che la vogliono, semplicemente, continuare.
‘Hellframes’ va ascoltato dall’inizio alla fine e più di una volta fino ad averlo assimilato completamente, lasciandolo sul coperchio dello stereo pronto per essere “rimesso su” senza perdere tempo, anche a costo di prendersi il giusto rimprovero per l’eterno disordine che imperversa nella propria stanza.
La scaletta è solida, senza tentennamenti e dai solchi esce rabbia, disperazione e tanta voglia di combattere con slanci epici e trascinanti.
La produzione mette bene in evidenza queste emozioni attraverso un muro sonoro di largo impatto, fatto di tonalità pesanti ma non opprimenti … non c’è senso di sconfitta in questo Full-Lenght … è la collera che vien fuori nella negatività del momento.
Il lavoro cordofono è molto curato, sofisticato ma senza eccessive stratificazioni per non snaturalo troppo rispetto alle esibizioni live (che speriamo avvengano in gran numero), con una bella varietà di assoli ed una ritmica parecchio rovente.
La batteria è rocambolesca quanto richiesto dal genere, evocativa di ritmi tribali e d’assalto.
La voce è arrabbiata, prepotente anche quando carica di dolore, teatrale e ben calata nella parte.
Insomma, ‘Hellframes’ è un album dal gran tiro che chiama all’ascolto già da ‘Visions’, intro carica di orchestrazioni epiche, passando per la granitica ‘Call of the Sirens’, veloce, nervosa e potente, la cadenzata ‘Path of Pain’, sofferente e marziale allo stesso tempo, la prepotente ‘The Cult’, un rullo compressore che al massimo rallenta ma non si ferma.
Trascinano parecchio ‘Count Your Breath’, che inizia come un’angosciosa ballata acustica ma poi si sviluppa indurendosi fino ad esplodere, e ‘My World Dies Screaming’, assolutamente da palco e braccia alzate.
Si fatica a stare un po’ dietro a ‘Deliver Us’, disturbante e massacrante, poco duttile, mentre colpisce la Title track: quasi 8 minuti di prepotenza sonica, ben strutturata e con qualche slancio prog (con la partecipazione di TV-Crimes e Domenico dei Fulci al sintetizzatore) … peccato che sfumi!
Insomma, un platter più che buono questo ‘Hellframes’, che va ad inserirsi di prepotenza tra i migliori Thrash Metal album di quest’anno. Bella crescita Game Over!
‘Hellframes’ è stato registrato ai Raptor Recording Studio di Vicenza mentre la copertina è a cura dell’artista Mario López.