Recensione: Hellraiser
Fatti i conti e scandagliata la discografia partorita nel corso di una lunga carriera trentennale, eccoci a discorrere del capitolo numero quindici della storia dei Krokus, “piccola”, grande band dell’hard rock europeo da sempre accostata, per suoni ed attitudine, agli impareggiabili AC/DC e recentemente omaggiata con il riconoscimento di band svizzera di maggior successo di ogni tempo.
Avevamo lasciato Marc Storace e compagni nel 2003, con un piccolo gioiello di musica ruvida e divertente come ‘Rock The Block’, album esplosivo sin dalla copertina che piaceva al primo istante pur nella sua evidentissima e sbandierata affiliazione al rock dei mitici fratelli Young: un gustoso esempio di musica semplice e grintosa.
Era dunque più che plausibile presagire, con il nuovo ‘Hellraiser’, una ulteriore progressione verso il suono piacevolmente ritmato che tanto aveva convinto, a conferma della sempre viva e scalciante verve del combo elvetico.
Sfortunatamente tuttavia, il risultato questa volta sembra essere riuscito solo a metà: a fronte infatti di una manciata di brani al solito rallegranti e grassamente ricreativi, esiste una altrettanto nutrita pattuglia di tracce meno ispirate e dinamiche, attraversate da situazioni maggiormente riflessive e dal profilo intenzionalmente meno diretto e concreto.
In tutta onestà, è inutile negarlo, da bands come i Krokus vorremmo sempre ascoltare brani anthemici, con cori di grande impatto e ritmiche saltellanti; risulta quindi piuttosto indigesto, o quantomeno foriero di un numero eccessivo di sbadigli, il confrontarsi con tracce quali ‘So Long’, ‘Angel Of My Dreams’, ‘Midnite Fantasy’ e ‘Hangman’, effettivamente poco adatte alla tradizione della band svizzera ed al curriculum sciorinato in tanti anni di militanza, così come non convince l’amalgama di alcuni episodi caratterizzati da ritornelli invero ripetitivi e di scarso fascino.
Certamente ‘Too Wired To Sleep’, ‘Hellraiser’, ‘No Risk, No Gain’ e ‘Rocks Off’, collaborano a far tornare un sorriso malizioso e scanzonato sulle labbra, rinfrancandoci con del sano e robusto hard rock da “battaglia”, mentre il martellante incedere della energica ‘Spirit Of The Night’, vicina al power di estrazione teutonica, aggiunge un “quid” di potenza al risultato finale, ma la valutazione complessiva ne esce in ogni caso un po’ compromessa, a causa soprattutto delle peculiarità altalenanti del disco che, a livello qualitativo, offre un susseguirsi pressoché continuo di luci ed ombre e non assesta quasi mai un colpo decisivo in grado di far sollevare completamente il proverbiale pollice verso l’alto.
Parlare di episodio totalmente negativo o mal riuscito, è tuttavia poco corretto ai fini di una efficace descrizione di ‘Hellraiser’.
Molto semplicemente, siamo al cospetto di un album nella media, con qualche canzone piacevole e di ottima compagnia e, purtroppo, con molti fillers che scorrono senza lasciare particolari memorie o tracce di sé, non offrendo, in buona sostanza, lo spunto per un giudizio entusiastico che vada al di là di un semplice e composto applauso.
Un prodotto dunque che non richiede attenzione massima e può catturare probabilmente solo i numerosi irriducibili del gruppo, desiderosi di aggiungere un nuovo pezzo alla propria collezione ed interessati più al valore affettivo che alla reale qualità della musica proposta.
Per tutti gli altri, il consiglio è, qualora vi fosse sfuggito, di puntare direttamente sul precedente ‘Rock The Block’.
Tracklist:
01. Hellraiser
02. Too Wired To Sleep
03. Hangman
04. Angel Of My Dreams
05. Fight On
06. So Long
07. Spirit Of The Night
08. Midnite Fantasy
09. No Risk, No Gain
10. Turnin’ Inside Out
11. Take My Love
12. Justice
13. Love Will Survive
14. Rocks Off
15. Walking In The Spirit
Line Up:
Marc Storace – Voce
Mandy Meyer – Chitarra
Dominique Favez – Chitarra
Tony Castell – Basso
Stefan Schwarzmann – Batteria