Recensione: Hell’s Satans
Gli Hell’s Satans appartengono al mondo underground cileno e suonano un effervescente Heavy Metal che mette assieme gli stili classici di Iron Maiden e Judas Priest con ritmi più frenetici e scavezzacollo estrapolati dallo Speed.
L’album di debutto, dal titolo omonimo, è una mezz’ora di fuoco e fiamme molto vivide, ennesima dimostrazione di quanto sia incandescente il movimento metallico sudamericano.
Il Full-Length è composto da sette pezzi, anticipati da una marziale intro strumentale (‘Leviatán’), un po’ troppo lunga nella realtà, e seguiti da una sorta di narrazione finale (‘Lucifer Excelsi’) che mi ha lasciato alquanto interdetto perché con il resto non c’azzecca nulla. Pazienza … è messa in fondo.
Le tracce sono un sunto vivace e coinvolgente di quella che è la frangia Heavy Metal che tende a trasformarsi in Thrash. Nulla di trascendentale, ma sufficientemente divertente e dinamica per far comprendere le potenzialità di questa band. C’è la potenza di ‘Doble o Nada’, la velocità furiosa di ‘Sueños Oscuros’ e la rabbia esplosiva di ‘Amulepe Taiñ Weichan’ e c’è anche il tentativo ben riuscito di realizzare un pezzo più orecchiabile (‘Hell´s Satans’) per stemperare gli animi, con un buon finale dato dalle trascinanti ‘Quema de Iglesias’ e ‘Heavy Addiction’, anthemiche e da palco.
Ad un primo ascolto spiazza la voce di Patricio Cruz, acuta ed un po’ nasale, ma più la si ascolta e più ci si rende conto che può essere solo lui il cantante degli Hell’s Satans.
Molto preciso ed energico il lavoro strumentale, che forma una rovente cascata di note dense e fluide allo stesso tempo.
Gli Hell’s Satans criticano la società attuale, la religione e le ingiustizie, secondo il loro libero pensiero, senza dimenticare le loro radici e lo fanno cantando nella propria lingua, buona prova di stabilità e determinazione.
In conclusione un esordio che ci sta tutto, sicuramente con qualche sbavatura, ma direi che il margine di miglioramento è bello ampio. Attendiamo.