Recensione: Helvete – Det Iskalde Mørket

Di Pier Tomasinsig - 25 Marzo 2009 - 0:00
Helvete – Det Iskalde Mørket
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Anno: 2009
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I Throne Of Katarsis sono una realtà piuttosto recente all’interno della scena norvegese, anche se godono già di un certo

riscontro nell’ambiente underground più tradizionalista. La giovane band scandinava, formata da Infamroth (voce,

chitarre, basso e synth) e Vardalv (batteria), ha esordito nel 2007 con il full-length “An Eternal Dark Horizon”,

lavoro per molti versi ancora immaturo e piuttosto derivativo, che ricalcava pedissequamente i canoni del classico black metal

norvegese.

Sono trascorsi due anni ed ecco ricomparire sul mercato il duo di Kopervik con “Helvete – Det Iskalde Mørket”, che ancora una

volta ci riporta indietro di oltre tre lustri, ai tempi di pietre miliari come “A Blaze in The Northern Sky”, “Under a Funeral moon”

e “Pure Holocaust”. I riferimenti stilistici non sono dunque mutati di una virgola, così come non è venuta meno la dedizione alla

vecchia scuola, cui i nostri si rifanno con ostinata nostalgia anche a rischio di apparire anacronistici.

Questo secondo capitolo discografico dei Throne Of Katarsis in effetti si presenta come una sorta di retrospettiva del

black metal più “ortodosso”, riproponendo tutte le consolidate caratteristiche del genere secondo la consueta ricetta, direttamente

mutuata da maestri quali Immortal, primissimi Satyricon e, soprattutto, Darkthrone: riff scarni e minimali,

ferocia viscerale, atmosfere fredde e oscure. Cinque tracce mediamente molto lunghe, ma quantomeno discretamente varie,

in cui le classiche sfuriate in blast-beat all’insegna del nichilismo sonoro sono temperate dal frequente ricorso a mid-tempo

cadenzati ed evocativi, dove si può avvertire un pregevole retrogusto epico, alternati a passaggi lentissimi e sporadici arpeggi

acustici. In rari frangenti si ha un timido accenno all’uso di tastiere, sempre rigorosamente relegate al ruolo di mero orpello, a

sottolineare i momenti più atmosferici.
La produzione è scarna e volutamente essenziale, il che peraltro appare perfettamente coerente con le scelte stilistiche adottate,

risultando in ultima istanza piuttosto adeguata a valorizzare il mood marcio, cupo e violento che caratterizza quest’album, pur se

forse i suoni difettano un po’ di profondità. Ad ogni modo, fermo restando che questo tipo di black metal certamente non richiede

una particolare preparazione tecnica, c’è da riconoscere che i Throne Of Katarsis svolgono più che onestamente il loro

compito ai rispettivi strumenti, in particolare Vardalv, autore di una prestazione dietro le pelli di tutto

rispetto.

Risulterà superfluo a questo punto ribadire che tra i pregi di “Helvete – Det Iskalde Mørket” non rientra ad alcun titolo

l’originalità. Meno superfluo invece osservare che anche di personalità in effetti i Throne Of Katarsis ne dimostrano ben

poca, limitandosi per lo più a fare il verso -a volte ai limiti del citazionismo- ai loro ben più noti connazionali. Il principale

problema di quest’album è però la lunghezza estenuante delle singole tracce (in media oltre dieci minuti cadauna) che determina

inevitabilmente dei cali di interesse e di attenzione. Nonostante i nostri tentino di mitigare l’effetto ricorrendo ad una discreta

varietà di tempi, la tendenza è quella di dilungarsi più del necessario in soluzioni spesso non propriamente brillanti.

Beninteso, non che “Helvete…” sia un album sgradevole: anzi, di per sè è un lavoro onesto e ben fatto, a suo modo abbastanza

coinvolgente (anche se troppo prolisso), che si fa apprezzare per l’atmosfera cupa e inquietante, genuinamente “nera”, che lo

pervade, nonchè per alcuni passaggi davvero riusciti, soprattutto nei frangenti più epici. Purtroppo però anche questi pregi

risultano eccessivamente diluiti nel contesto di un album che sovente dà l’impressione di trascinarsi per una durata sproporzionata

rispetto alle idee effettivamente espresse.

Consigliato agli estimatori duri e puri di certe sonorità, ai quali potrà certamente regalare qualche soddisfazione, se non altro

per ragioni nostalgiche; se invece non vi interessa un tuffo nel passato o, semplicemente, non apprezzate i gruppi di marcata

estrazione darkthroniana, sarà il caso di passare oltre.

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metal

Tracklist:

1. The Winds of Blasphemy 09:41
2. Lysets Endeligt 06:04
3. The Darkest Path 10:07
4. Det Iskalde Mørket 17:54
5. Summoning the Horns 09:36

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