Recensione: Here Comes the Brides

Di SANdMAN - 18 Maggio 2004 - 0:00
Here Comes the Brides
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Anno: 2004
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75

Con i Brides of destruction, siamo di fronte ad un side project molto interessante. Il gruppo è composto da membri di band storiche come Mötley Crüe e L.A. guns (nella fattispecie Nikky Sixx e Tracii Guns) che ci presentano un nove tracce di tutto rispetto, che rispecchia lo spirito originale dei due gruppi di provenienza spolverando certe sonorità ritrovate direttamente dagli anni ‘80.
Prima traccia “Shut the f**k up” canzone che prende linfa dalle radici punk-rock e street glam anni ottanta. Interessante l’intro fatto da basso e chitarra, preannunciato da “riavvolgimenti” di bobine; il testo è senza mezzi termini, i Brides sono stanchi del “politically correct”. La successiva è “I don’t care” : anche qui il suono è “infettato” dalle origine delle due super star, in ogni caso non siamo di fronte a un clone sia chiaro. La canzone è molto veloce con tanto di ritornello che si insinua nella testa alla velocità della luce. Il gruppo è intento spiega la totale mancanza di interesse a ” farsi piacere al pubblico”. “I got a gun” inizia con un mid tempo, almeno fino al ritornello nel quale la canzone esplode per poi “calmarsi” di nuovo.
Primo pezzo “impegnato” per il super gruppo, denuncia il disagio giovanile. Quarta traccia “2x Dead” canzone che potrebbe candidamente far parte di Dr. Feelgood, fatta eccezione per la voce (lasciata a London Legrand) in ogni caso graffiante. Non capisco se il testo è uno sfogo di un becchino oppure di una creatura fantastica come uno zombie e/o un vampiro. A chi ascolterà il cd l’arduo compito di decidere a che versione aderire! Quinta traccia “Brace yourself”: l’incipit vuole dare l’idea che a suonare sia un vecchio giradischi anche se dopo poco si presenta una canzone “ripulita” dai picchi. Un consiglio è la base del testo di questa canzone: vivi pensando ad oggi, non preoccuparti troppo del futuro. “Natural born killer” è il titolo della traccia successiva, che si presenta come un mid tempo con la voce tenuta per quasi tutto il tempo melodica e non graffiante: ricorda sotto qualche aspetto gli Aerosmith, forse per l’utilizzo di vocalizzi molto simili a quelli di Tayler; il testo è una rivisitazione del film da cui è tratto il titolo della canzone, il finale è rallentato fino alla dissolvenza.
Settima traccia “ Life “ con un intro lasciato a voce e chitarra (come ovvio Tracii Guns) e, dopo poche battute, interviene la sezione ritmica del gruppo(Sixx al basso e Scot Coogan alla batteria). E’ una canzone carica e “scanzonata”, molto vicino ad ambienti punk-rock, il testo è un incoraggiamento a quello che la vita offre di buono ed a non pensare a quello che ci ha fatto piangere. “Revolution” penultima canzone, molto veloce e “cattiva” come intro, riduce poi lievemente i toni ma solo a livello sonoro, mentre il testo è una palese presa in giro a quello che sempre più spesso siamo “obbligati” a sentire da mass media e politici che fanno i sensazionalisti solo per abbindolare l’ascoltatore medio. L’ultima traccia del cd, “Only get so far”, è la ballad del cd. Canzone d’amore con tutti i crismi, a dimostrazione che chi suona metal sa fare meglio di chiunque altro le canzoni d’amore (piccolo pensiero di parte ovviamente!).
Per concludere un buon lavoro, che merita l’attenzione di chi è appassionato di generi come il glam, lo street e semplicemente chi vuole qualcosa di “easy listening” senza scadere nel pacchiano e/o nello stereotipo da scaffale (leggasi solito gruppone pompato ad uso e consumo di una stagione e nulla più). Da notare che in tutto il disco canta, oltre London Legrand , anche il resto del gruppo.

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