Recensione: Here We Are
I Fifth Note sono una band emergente originaria del Nagaland, regione del nord-est dell’India. Il combo accosta prog, heavy metal e hard rock, e ha fatto gavetta suonando cover di band tra cui anche Stryper e Circus Maximus. Guadagnano una prima visibilità nel 2021 con il rilascio dei singoli “Misfortune” e “Here We Are”, cui sono seguiti diversi premi in India e la nascita di un discreto seguito di fan. Frontiers Records li ha scoperti e ha deciso di distribuire il loro debut album in Europa, scommettendo sulla bontà del loro sound e sull’impegno a promuovere uno stile di vita sano, lontano da vizi e dipendenze. Vista la provenienza esotica della band e il buon biglietto da visita non vediamo l’ora di analizzare Here we are, procediamo con l’ascolto.
L’opener “Rider” è un’iniezione di energia pura, heavy metal succoso e potente, con la voce squillante e ambiziosa di Samuel Thapa e l’ottimo guitarwork a firma di Khriekethozo Sekhose. Convince anche l’approccio blues anche se sono presenti, nel bene e nel male, tutti gli stereotipi immancabili di questo genere musicale. Le sonorità cambiano con “Always With You”, brano catchy e AOR oriented, un tuffo negli Eighties che tanto sono tornati di moda.
“Dreamer”, brano più lungo in tracklist, attacca come un pezzo di Steve Vai e prosegue con un ritmo cadenzato vicino agli Extreme, ma vengono in mente anche i Royal Hunt viste le tastiere fatate. Il ritornello è un filo troppo arzigogolato, bella invece la sezione prog. nella seconda parte del pezzo, da riascoltare più volte per apprezzarla appieno. Dopo la passabile “Fantasy”, “I Won’t Give Up” ripropone l’approccio retrò di “Always with you” rivelandosi una ballad del tempo passato. Le linee vocali nel finale osano forse troppo con gli acuti…
Al giro di boa nella scaletta del disco troviamo il singolo e title-track “Here we are” che è stato il biglietto da visita del combo indiano. Sicuramente è un brano d’impatto, catchy e rifinito nei dettagli. Certe soluzioni d’arrangiamento ricordano i Dream Theater, l’incedere delle strofe creano la giusta suspense per un ritornello esplosivo, si capisce che siamo front a un gruppo giovane e con tanta voglia di dimostrare il proprio valore. Niente male le ritmiche quadrate di “Misfortune” con chitarra droppata e un drumwork chirurgico; la sezione strumentale tra quarto e quinto minuto è notevole.
L’album si chiude con una manciata di brani passabili. “Falling Apart” propone un power/heavy metal con tutti i crismi, così come “Confused Trauma”, dove si respira aria di casa Symphony X. Solo voce, pianoforte e tastiera in “Drifted”, ballad emozionale che potrebbe spiccare il volo ma si mantiene su lidi sorvegliati risultando un filo anodina, peccato. Il sipario cala con “End Time’s”, pezzo discreto ma un filo prevedibile.
Dopo ripetuti ascolti del loro debutto, possiamo dire che i Fifth Note sono un gruppo promettente, con diverse frecce al loro arco, su tutte la voce esplosiva del cantante (sempre al limite con gli acuti), ma è in generale la sinergia che unisce i vari componenti della band a lasciare soddisfatti. Come migliori pezzi scegliamo “Rider”, “Dreamer” e “Here we are”. La strada per il successo resta in salita ma come inizio non c’è male, benvenuti Fifth Note!