Recensione: Heresiae [EP]
Ormai è chiaro: in Italia si produce death metal ai massimi livelli internazionali e, fra i suoi vari sottogeneri, brutal e technical sono forse quelli che propongono band che dei fuoriclasse anglo-statunitensi non hanno nulla da invidiare. Accanto ai formidabili Natrium, Over Dead In Over, Eyeconoclast, Hatred e tanti altri, stavolta tocca ai veneti Heresiae mostrare i muscoli ma soprattutto una macroscopica dose di classe cristallina.
Tutto nasce due anni fa, quando il chitarrista Francesco Petucco decide di metter su un ensemble dedito al death metal spinto verso i limiti più lontani della tecnica e della brutalità. Preso atto che non si trovano tutti i giorni musicisti con le doti giuste per far parte di un progetto del genere, Petucco inizia a scrivere, per conto suo, i riff necessari per dar vita a un CD. Poco alla volta, però, i membri da lui cercati arrivano, così gli Heresiae prendono definitivamente forma. Il raggiungimento della stabilità della formazione coincide con la realizzazione, presso gli Hate Studio di Rosà (VI), del suo primo lavoro ufficiale: l’EP “Heresiae”.
Nell’info-sheet che accompagna il lavoro, lo stile dei Nostri è definito ‘iper-techno sideral death metal’. Una definizione un po’ roboante ma che comunque rende bene l’idea dell’incredibile forza propulsiva posseduta dalla nave stellare Heresiae che, grazie alla tecnologia costruttiva da fantascienza, può lanciarsi alla massima velocità possibile negli spazi siderali più profondi. In sostanza, a un technical death metal spinto quasi ai confini delle possibilità umane, si accompagnano temi pregni dell’odore della letteratura cyberpunk, nei quali i difetti e le debolezze dell’essere umano sono accostati alla perfezione (?) delle macchine.
L’EP consta di cinque brani, di cui il primo assai corto, per una durata di quattordici minuti. Teoricamente ciò comporterebbe una difficoltà quasi insormontabile nel poter esprimere un giudizio critico con la necessaria attendibilità. In pratica, tuttavia, la musica del combo di Schio è talmente concentrata che la sua densità di note per secondo – elevatissima – pone il lavoro sullo stesso piano di molti altri, invece, di lunga durata. Una densità che è sì alta, ma non tanto da far perdere la bussola. Uno dei pericoli cui s’incorre quando si decide, mezzi tecnici permettendo, di alzare al massimo la difficoltà del sound, è di perdersi nel mare sterminato delle proprie note. Gli Heresiae evitano questa trappola mantenendo una buona linearità nella struttura delle canzoni, mediamente brevi per non stancare e, soprattutto, tirando fuori un’aggressività e una potenza forse più congenite al brutal death metal. Qualcosa di simile a quanto riscono a fare gli spaventosi, inumani statunitensi Lord Of War, per fare solo un esempio. Comunque sia, la pressione sonora è enorme a causa del ciclopico muro di suono costruito dalla chitarra di Petucco e del drumming devastante di Davide Tonin, pieno e possente anche quando la velocità dei pattern diverge verso i blast beats. La stentorea interpretazione di Giovanni “John” Ceolato è la chiave volta per rendere granitico il tutto: il suo growling è fermo ed erculeo, e non esagera mai né in gorgoglii né in squittii. Insomma, da “Intro” a “Life Moulders Away” si assiste a un equilibrio encomiabile fra manifestazione virtuosistica e concretezza compositiva, apparentemente ‘impossibile’ giacché si tratta delle prime mosse che i quattro vicentini muovono extra-garage.
Quest’ultima considerazione sintetizza forse nel migliore dei modi il contenuto di “Heresiae” e il potenziale tecnico/artistico in mano agli Heresiae: se questo è l’inizio, figurarsi la continuazione della storia…
Daniele “dani66” D’Adamo
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Tracce:
1. Intro 0:21
2. It’s Only Human Frailty 2:30
3. Drone Existence 3:36
4. Rrr 3:23
5. Life Moulders Away 4:14
Durata 14 min.
Formazione:
Giovanni “John” Ceolato – Voce
Francesco Petucco – Chitarra e voce
Gabriele De Taddei – Basso
Davide Tonin – Batteria