Recensione: Heretic Nation
Per un inspiegabile comportamento autolesionista, a volte qualcuno battezza la propria band cercando il nome più inflazionato possibile; come nel caso degli inglesi Vendetta, al loro secondo full-length – Heretic Nation – che fanno da compagni di merenda assieme ad una buona dozzina di omonimi act sparsi per il Mondo. Ma tant’è, se non insorgono problemi di copyright, alla fine ciascuno fa quello che gli pare. Il gruppo è nato a Newcastle nel 2006, ma i componenti non sono di primo pelo, soprattutto Edward Box – chitarra e voce – già autore di due album strumentali nel 2002 e 2006. Componenti che, per logica, non devono aver suonato altro che heavy, dato l’approccio che sprizza puro metallo pesante da tutti i pori. La produzione – affidata ai Vendetta stessi ed a Fred Pursed – è ottimizzata per molare il più possibile la lama delle tre asce così da far fuoriuscire dagli speaker un suono tagliente come il filo di un rasoio. La batteria svolge linearmente e semplicemente il proprio compito con precisione e senza sbavature.
Un discorso a parte merita Box: dando per acquisita la professionalità e cura con le quali affronta le linee vocali; appare troppo leggero e privo della necessaria aggressività: più un singer da hard rock / AOR che da heavy.Forse (ma dei se e dei ma ne son piene le fosse) un cantante più polmonato avrebbe reso più mordenti i vari brani; ma siccome potrebbe anche essere una scelta programmata a tavolino, è meglio lasciar perdere queste elucubrazioni mentali per concentrarsi su Heretic Nation. Per quanto scritto sin’ora, il disco non è nerboruto come si converrebbe (anche osservando il fallace artwork … ), e non presenta nemmeno elementi di epicità che potrebbero agganciarsi a qualche aureo filone del passato che raccoglie ancora molti consensi. Insomma, si tratta di una forma moderna di heavy che guarda avanti piuttosto che indietro, prendendosi per ciò le proprie responsabilità ed i propri rischi.
Venendo alla canzoni, dimenticate assolutamente di trovare richiami a band monumentali quali ManOwar, Omen e Jag Panzer giusto per far qualche nome. Al contrario Heretic Nation rappresenta il tradizionale heavy di stampo britannico, ma riesce – nonostante tutto – ad avere un groove fresco e personale; tale da rendere non proprio facile un processo di similitudine ad altri lavori recenti così da poterne dare un’idea generale. Qualche scala neoclassica delle soliste potrebbe far venire in mente Sua Maestà Yngwie J. Malmsteen, ma si tratta solo di attimi; come attimi sono quelli a cui si può pensare agli Hammerfall). E questo sarebbe, a parere di chi scrive, un buon investimento per il futuro, se si sapesse scrivere anche canzoni anthemiche ed accattivanti. Con tutte queste premesse Heretic Nation avrebbe quindi tutte le carte in regola per emergere dall’inflazionato mercato discografico attuale, se non fosse che viene proprio a mancare clamorosamente nella delicatissima fase del songwriting: dopo sette, otto ascolti si fa strada la noia, nemica mortale di qualsiasi opera.
“Delusion” (a dispetto del nome) non delude nemmeno troppo, col suo bridge e il suo refrain dal tocco velatamente triste. La struttura del brano è quella classica di una canzone rock, molto lineare, semplice e pulita. Fatto che peraltro si può mutuare in tutte le altre tracce.
Già con “Age Of Annihilation” il già sentito si fa avanti, con un ritmo che si trascina in uno stanco galoppo il quale porta ad un fiacco ritornello. Anche la successiva “New Horizon”, dimessamente, porta a termine il suo compito, come del resto “Skaro” e “Killing Time” sono epigoni mancanti della debordante potenza caratteristica degli eroi del passato. Box tenta la carta dei filtri alle linee vocali in “The Space Between”, senza alterare la potenza di fondo, sempre troppo insufficiente per proiettare il platter fuori dagli altoparlanti.
Forse i Vendetta e la Lion Music hanno preso un abbaglio nella descrizione di accompagnamento al promo di Heretic Nation.
L’album merita la sufficienza e nulla più per la produzione moderna professionale, per la preparazione tecnica dei musicisti e per un insieme che si fa anche ben ascoltare. Ad esser sincero, ho trovato tutte le canzoni anonime e prive di mordente, e risulta difficile se non addirittura impossibile citarne una che emerga dalla (grigia) media. Heretic Nation: heavy tradizionale britannico forse si, ma ben lontano dai canoni che i true metallers si aspettano!
Daniele “dani66” D’Adamo
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Tracklist:
01. Delusion 5:20
02. Age Of Annihilation 4:44
03. New Horizon 5:15
04. My Revelation 3:55
05. Skaro 5:11
06. Killing Time 5:58
07. A Glass Half Empty 4:08
08. Face Your Demons 4:33
09. The Space Between 4:48
10. Powers That Be 7:00
Line-up:
Edward Box – Lead Vocals & Lead Guitar
Pete Thompson – Lead Guitar
Gary Foalle – Bass
Lee Lamb – Drums