Recensione: Heroes
Li aspettavamo al varco, gli Arthemis, vuoi perché il loro chitarrista, Andrea Martongelli, è l’unico superstite della lineup che registrò il precedente Black Society nel 2008, vuoi perché i Nostri hanno saputo evolvere il proprio sound nel corso della carriera rimanendo comunque credibili e competitivi. C’era quindi, almeno da parte di chi scrive, una grande curiosità di sapere cosa ci avrebbe regalato Heroes, sesto parto di una band ora più che mai coesa e decisa a guardare avanti.
Partendo dal primo impatto, cioè quello della copertina, appare chiaro che del power metal degli esordi sia stato quasi del tutto messo da parte in favore di un approccio più crudo e sanguigno, come giustamente testimonia il nuovo logo della band. Gli Arthemis di oggi sono heavy, al limite del thrash, ma sanno dosare perfettamente impatto e melodia in un fuoco di fila che non lascia spazio ad alcun prigioniero.
Scars On Scars introduce il tutto con un riffing micidiale e si produce in un numero che pare perfetto per aprire a dovere il disco. Vortex è altrettanto potente e quadrata, ma più moderna e thrash rispetto alla precedente canzone, nonché dotata di un ritornello veramente da stadio, mentre 7Days sfrutta ritmiche che sanno di In Flames (!) per catturare tutta la furia di un pezzo dove basso e batteria dettano legge. Dalla successiva This Is Revolution si capisce quanto si sia evoluto il sound degli Arthemis, ormai sempre più lontani dal power e vicini invece all’impeto senza freni del thrash, anche se Home arriva a lenire leggermente questa sensazione dando in pasto all’ascoltatore un pezzo più ragionato e tipicamente heavy metal rispetto agli altri, ma comunque di gran classe.
Crossfire altro non è che uno strumentale ricco di shredding dove Andy Martongelli mette in mostra tutto il suo talento e tributa soprattutto il grande Paul Gilbert ed i suoi Racer X. Una breve intro elettronica avvia l’ascolto della titletrack del disco, forse il brano più ancorato ai canoni della scuola heavy metal tradizionale con una grandissima interpretazione da parte del singer Fabio Dessi che si lega a certe cose fatte in passato proprio dagli Arthemis. Until The End, invece, è quanto più si possa avvicinare ad una ballad ed è trattata di conseguenza, senza però mai scadere nel banale con melodie zuccherose.
Heroes si chiude poi con Resurrection (la conclusiva Road To Nowhere è solo un’outro), brano quadrato e volutamente thrash, a partire dal riffing, ma senza mai dimenticare un approccio melodico soprattutto nel ritornello.
Heroes è, quindi, un lavoro asciutto, crudo e dal grande impatto con un deciso sguardo alla scena americana del power/thrash metal. Da sottolineare come la prova dei singoli musicisti sia strabiliante: dalle chitarre di Andrea Martongelli, guitar hero nostrano meritevole di grande ammirazione, alla voce di Fabio Dessi, cantante dotato di un timbro versatile e tremendamente potente. Citazione d’obbligo anche per la sezione ritmica di Damiano “Damian” Perazzini (basso) e Corrado “Conrad” Rontani, forse messi un po’ in ombra dal mixaggio finale e dal songwriting molto guitar-oriented, ma comunque fondamentali per l’economia del sound degli Arthemis di oggi.
Dopo terremoti così intensi a livello di formazione era lecito aspettarsi dalla band veronese un lavoro di passaggio, un disco che funzionasse più come rodaggio della nuova lineup, mentre gli Arthemis hanno saputo stupire tirando fuori quello che, probabilmente, è il loro miglior lavoro di sempre. Il cambiamento è quindi servito a svincolarsi dal passato, non dimenticandolo, ma mettendo a frutto l’esperienza acquisita durante tutta una carriera. Ora aspettiamo di vedere confermate dal vivo le grandi aspettative che Heroes porta con sé.
Andrea Rodella
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Tracklist:
1 – Scars on Scars
2 – Vortex
3 – 7Days
4 – This is Revolution
5 – Home
6 – Crossfire
7 – Heroes
8 – Until the End
9 – Resurrection
10 – Road to Nowhere
Durata: 44:11 min.
Lineup:
Fabio Dessi – Vocals
Andrea Martognelli – Guitars
Damiano “Damian” Perazzini – Bass
Corrado “Conrad” Rontani – Drums