Recensione: Herons
CREMONA – Gli Evenoire continuano a sorprendere per idee musicali e contenuti artistici, restano fedeli a se stessi, sanno evolversi senza ‘tradirsi’, lavorano con grande equilibrio su tecnica, cervello, cuore e sensibilità, continuano a sedimentare e stratificare il loro suono che acquista vitalità e splendore.
E’ sempre difficile mantenere la posizione, non cedere alle facili soluzioni, ottenere un buon risultato e abbassare la guardia. Gli Evenoire non l’hanno fatto e con il nuovo album ‘Herons’ (il secondo) mantengono alto il livello delle loro composizioni. ‘Herons‘ è bello, ricco di spunti e sfumature, Lisy canta con un’impostazione più aggressiva, la tavolozza del symphonic metal acquista pennellate prog e i suoni colano sul pentagramma quasi fosse una performance di Jackson Pollock. La componente folk sembra essere più lieve in questo secondo album, ma non è stata abbandonata, anzi una minor presenza, a volte, vuol dire impreziosire la presenza stessa.
La collaborazioni eccellenti presenti sull’album (prima fra tutte quella della vocalist dei Therion Linnéa Vikström nel brano ‘Tears Of Medusa’) donano quel valore aggiunto a un album già splendido di suo. Se il protagonista di ‘Vitriol’ era l’acqua, in ‘Herons’ diventa il fuoco, elementi accomunati dai testi scritti da Lisy che pesca nelle leggende popolari soprattutto del Nord Italia (Val Serina, Val Camonica, Lago di Garda, Veneto, Lago di Tovel in Trentino, il falò propiziatorio del Carnevale di Pescarolo vicino a Cremona, provincia di provenienza della band) per raccontare un mondo fantastico e senza tempo dove l’elemento (in questo caso il fuoco) diventa ‘motore’ alchemico di trasformazione e rinnovamento.
Dopo l’intro l’album esplode in tutta la sua potenza con ‘Drops Of Amber’, un ‘manifesto’ dell’album, pezzo versatile e dall’attitudine prog. La voce, a tratti quasi recitante, poggia su un incalzante e raffinatissimo tappeto ritmico. Poi ‘Season Of Decoy’ brano dove Lisy raggiunge vette interpretative notevoli e il pentagramma diventa potente, oscuro, inquieto e inafferrabile. ‘Love Enslaves’ – altro splendido pezzo – unisce ritmica possente a intarsi ariosi, con una parte centrale che si addentra in territori inesplorati alla ricerca di mago Merlino e dei suoi segreti. In ‘The Newborn Sprong’ la voce sembra rilassarsi per esprimere nuove potenzialità, la band è al massimo splendore e termina il pezzo con un’attitudine quasi jazzistica. Il sax introduce ‘When The Sun Sets’ che scivola presto in una ballata medievale tra fate che danzano in un bosco prima della metamorfosi verso sonorità taglienti e incisive. In ‘Tears Of Medusa’ Lisy e Linnéa affrontano un pezzo imperioso e duellano sulla cima di una torre, accompagnati da una band ispirata e veemente. ‘Devil’s Sign’ sputa fiamme rock e metal per spegnersi nella delicatezza del flauto, prima di incendiarsi nuovamente nel finale con un groove pesantissimo.
Onirica veleggia la semi ballad ‘The Lady Of The Game’ prima di ‘Wild Females’ dove sonorità medievali e symphonic metal viaggiano paralleli e intrecciati e sembrano rappresentare la somma perfetta dell’‘Evenoire sound’ versione ‘Herons’ con scorribande nel prog e nell’acustico. L’album si conclude con la bonus track ‘Aries’ – il pezzo più lungo del lavoro – una mini-opera scintillante e varia, che non perde mai in compattezza e impatto.
L’album – uscito il 15 aprile – è la dimostrazione di quanto di buono ci sia nel metal tricolore e di quanto alcune band italiane non abbiano nulla da invidiare a quelle, spesso più rinomate, del nord Europa. Anzi, in questo caso vengono battute sul campo con le armi dell’originalità e delle creatività.
Fabio Guerreschi
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