Recensione: Hey Stoopid

Di Fabio Vellata - 14 Aprile 2007 - 0:00
Hey Stoopid
Band: Alice Cooper
Etichetta:
Genere:
Anno: 1991
Nazione:
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90

Corre l’anno 1991 e lo zio Alice si ripropone con un album di hard rock americano, stile tanto in voga in quel periodo prima dell’avvento della oscura e controversa era grunge, destinata, da lì a poco, a mandare in letargo per lunghi anni le sonorità più melodiche e spensierate tipiche del genere.

Già nel 1989, con il precedente ‘Trash’, il re incontrastato dello shock rock aveva dato lezioni di classe ai suoi moltissimi epigoni, realizzando un prodotto eccellente che tuttavia, oltre a grandissimi pezzi come il pluridecorato singolo ‘Poison’, le energiche ed anthemiche ‘Spark in the Dark’ , ‘House of Fire’ e ‘Bed of Nails’, ne presentava altri quali la title track e ‘This Maniac in Love With You’ decisamente non sullo stesso piano e dall’appeal alquanto inferiore.
In questo caso invece con ‘Hey Stoopid’, è notevole e più che evidente il grande passo in avanti: il livello qualitativo e compositivo cresce ancora, attestandosi su vette assolute grazie anche alla presenza di ospiti a dir poco stellari (Satriani,Slash,Ozzy,Al Pitrelli,Mars e Sixx dei Crue solo per citarne alcuni) che vi contribuiscono e lo rendono pressoché perfetto in ogni minima parte.

Difficile estrapolare il pezzo migliore del lotto, trattandosi in questo caso di una tracklist composta per intero da potenziali hit marchiate a fuoco dall’inconfondibile voce sguaiata di Cooper, in grado di renderle inimitabili e vincenti.
A partire dalla title-track, dal suono pulito, esplosivo e dal grande gusto melodico, per giungere alla bellissima ‘Love’s a Loaded Gun’, con il suo refrain memorabile, passando per ‘Snakebite’, costruita su un riff da infarto (il classico brano che ti si stampa in testa e non ti lascia più), sino a ‘Dangerous Tonight’ e ‘Little by little’, entrambe con intro lento che sfocia in cori melodici, potenti ma mai scontati e banali, e senza dimenticare ‘Feed my Frankenstein’ co-scritta con gli Zodiac Mindwarp e colonna sonora del film ‘Fusi di Testa’ (film nel quale Alice fà la parodia a se stesso), ogni pezzo fa bella mostra di sé, offrendo un esempio di hard rock melodico di grande gusto e maestria.
Un capitolo a parte lo meritano poi le ballad presenti in scaletta: ‘Burning our Bed’ e ‘Might as well be on Mars’, alternano parti acustiche e cori ultra “catchy” (ma sempre originali) per le quali la maggior parte dei gruppi dell’epoca avrebbero fatto carte false e, la migliore a giudizio di chi scrive, ‘Die for You’, basata su di un intro pianistico che dà il via ad un pezzo fantastico e finemente costruito.
Chiude il lavoro ‘Wind up toy’, episodio il cui testo riporta ai tempi del capolavoro ‘Welcome to my Nightmare’, in cui la “follia” di Alice prende nuovamente piede manifestandosi in tutta la propria ironia.

In conclusione, è possibile affermare con certezza di essere davanti ad un grande disco, pensato e confezionato probabilmente per scalare le classifiche grazie all’aiuto del “guru” Desmond Child, ma comunque in grado di risultare unico e forse irripetibile, grazie ad un feeling ammaliante e ad una atmosfera intensa e coinvolgente, che, almeno per un’oretta, riesce a riportare indietro nel tempo e a regalare grandi emozioni.

Vivamente consigliato a tutti gli amanti dell’hard di fine anni ottanta, inizio novanta.

Tracklist:

01. Hey Stoopid
02. Love’s A Loaded Gun
03. Snakebite
04. Burning Our Bed
05. Dangerous Tonight
06. Might As Well Be On Mars
07. Feed My Frankenstein
08. Hurricane Years
09. Little By Little
10. Die For You
11. Dirty Dreams
12. Wind-Up Toy

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