Recensione: Hidden Tale
Gli Agony Flames sono un gruppo umbro che prende vita nel 2003 per volontà del chitarrista Diego Grancini. Una volta completata la line up con Francesco Bergami nelle vesti di bassista/voce e Silvia Beretto come cantante, giungono a questo demo d’esordio, “Hidden Tale”. Purtroppo tutti i buoni propositi ipotizzati in sede di songwriting sembrano non trovare riscontro nemmeno nei pochi tratti apprezzabili, che anzi evidenziano la generale sterilità e lacunosità della musica proposta. Tali difetti si riscontrano in tutti gli elementi che caratterizzano la valutazione di una qualunque opera musicale: esecuzione tecnica, songwriting e produzione.
Il guitar work è scadente. I brani non sono in grado di raccontare nulla, né quando a parlare è l’epicità stilizzata di un heavy metal davvero povero di contenuti, né tantomeno quando dovrebbe esser la profondità del Gothic ad aprire maestosi spazi all’ascolto. Carenza totale di assoli e un suono rugginoso al limite del fastidio sono i dimostrabili corollari d’un risultato completamente inconcludente.
Il basso non pone l’accento su nulla. Manca della capacità di sfumare i passaggi ritmici, non enfatizza i break ed è totalmente sconnesso dal drumming. Quest’ultimo, tra l’altro, quasi inesistente oltre che inascoltabile (ma ragazzi era tanto difficile trovare un vero batterista?).
Le sezioni vocali dei pezzi più melodici si attestano invece accettabili e particolar valore si riscontra in quella femminile. La timbrica di Silvia Beretto è ben impostata, ma, naturalmente, non produce risultato alcuno dovendo di fatto collocarsi in schemi compositivi davvero tropppo scheletrici, insipidi e privi di sostanza. Risulta quindi vano anche il tentativo di evidenziare il lato Gothic dei brani che, in definitiva, appaiono come un puzzle composto da pezzi impossibili da incastrare gli uni con gli altri. Il risutalto finale è una musica pressochè inascoltabile, acida e solo di rado identificata da qualche tinta melodica capace di trasmettere una parvenza emozionale.
Infine, paradossalmente, la realizzazione di un artwork molto curato, fin nei minimi particolari, lascia trasparire che la band abbia una percezione distorta della qualità del proprio operato. Sembra banale, ma non è certo l’aspetto estetico di un prodotto a conferire allo stesso un’anima pregna di valore artistico o di quella godibilità attesa da chiunque decida di investire su un disco.
Estraniato ora dal contesto critico, mi permetto di consigliare a questi ragazzi una revisione totale del progetto. Fissare bene i piedi a terra, imparare ad ascoltare se stessi attraverso le idee che prendono forma durante il lavoro profuso in sala prove. Operativamente parlando, il primo punto fisso a cui far riferimento potrebbe essere un batterista, il secondo quello di perdere molto più tempo in sala prove piuttosto che su un tavolo a ideare l’artwork o i contenuti di un booklet. Mai come questa volta vale il detto ‘l’abito non fa il monaco’.
Nicola Furlan
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Tracklist:
01 Intro – The Prophecy
02 Bloodshed
03 Frustration
04 The Duel
05 Subdued Devil
06 New Fate
07 Outtro – Dark Lord of Evil
Line-up:
Diego Grancini: chitarra
Francesco Bergami: voce
Silvia Beretto: voce
Franco Moncelsi: basso