Recensione: High On Deception

Di Fabio Vellata - 29 Dicembre 2021 - 0:19
High on Deception
Band: Cap Outrun
Etichetta:
Genere: AOR  Prog Rock 
Anno: 2021
Nazione:
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80

Progressive rock di gran classe ed eleganza, irrobustito da una piacevole parvenza AOR ed una preponderante facilità d’ascolto.

Arrivano praticamente da sconosciuti al contratto con Frontiers i Cap Outrun, uno dei tanti (tantissimi) gruppi provenienti dalle zone del nord Europa, fucina infinita ed inesauribile di artisti talentuosi e con qualcosa di buono da offrire.
Fondata nel 2007 ed autrice sin qui di un ignoto EP autoprodotto, la band è la somma del chitarrista Andree Theander e del tastierista Erik Wiss (non certo due nomi celebri, va detto), cui si sono poi aggiunti il più rinomato singer degli Outloud, Chandler Mogel, assieme al prodigioso batterista Carl Tudén (ex Creye) e Linus Abrahamson al basso.
Dovere di cronaca spicciola necessario per introdurre una realtà pressoché nuova ed interessantissima, capace di comporre un album piacevole e soprattutto “ascoltabile”. Capace quindi, di accattivare al primo passaggio grazie ad una miscela di raffinata melodia unita a preziosismi tecnicamente ineccepibili. Elementi che uniti, offrono la sensazione di un suono maturo e ben costruito, pensato e realizzato con assoluta padronanza di mezzi e idee.

Il bilanciamento tra elaborati riflessi progressivi e sfumature orecchiabili, pone il progetto un gradino sopra alle tante altre novità rigurgitate senza sosta, propense però ad un eccessivo sfoggio di tecnica privo di emozione e calore.
Con i Cap Outrun al contrario, la componente comunicativa e coinvolgente, a pieno vantaggio dei semplici fruitori di musica cui ben poco interessa delle abilità peculiari, è ben salvaguardata da armonie che scorrono con facilità e si permettono qualche momento easy listening.
Progressive insomma, che può soddisfare sia gli amanti della bravura tecnica tout-court, così come gli occasionali ascoltatori di melodic rock, ricercato e non banale.

La raffinata title track ad esempio, allinea felicemente spunti di AOR scandinavo affine – ad esempio – a Work of Art, Street Talk e Radioactive – a divagazioni prog dal sapore romantico, evidenti nei lunghi assolo e negli intrecci ritmici.
Una formula che offre il meglio di se nella coppia “In the Shade of the Masquerade” e “Shadows on the Wall”, rappresentazione perfetta dell’ottima validità artistica dei Cap Outrun. Due brani eleganti, levigati, carichi di charme ed intriganti, in cui parti strumentali assolutamente rimarchevoli si accoppiano a melodie fresche ed immediate.
Di qualità, anche la conclusiva strumentale “Dopamine Overflow”, armonia che culla in un florilegio di accordi carichi di charme e delicatezza.

Amabile e seducente, il primo full della band svedese non cede mai a leziosità, nobilitando un genere talora bistrattato come il prog rock – AOR. Un territorio stilistico spesso definito come sfuggente ed indeciso. O per dirla in modo pratico, “ne carne, ne pesce”.
Non troppo riflessivo o meditabondo, istantaneo, seppur meditato e ben costruito, “High on Deception” è pertanto un buonissimo album. Di quelli che non sembrano destinati a segnare un’annata, ma che fa sempre molto piacere incontrare nel corso delle campagne esplorative nel mare-magnum della musica odierna, rock, prog rock o AOR che sia.

 

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