Recensione: Hindsight
L’avesse fatto chiunque altro, sarebbe stato un fallimento completo. E invece…
Agli Anathema le ciambelle riescono sempre col buco. Mentre tutti aspettano il successore di ‘A Natural Disaster’, la band dei fratelli Cavanagh getta in pasto ai fan questo ‘Hindsight’, album semiacustico che presenta la rivisitazione di alcuni classici del passato e del presente della band, riarrangiati e riregistrati ex novo per l’occasione. A sentirla così la puzza di mossa commerciale già pare effondersi per miglia e miglia. Poi si inserisce il disco nel lettore e tutto passa.
C’è profumo di Anathema in ogni singola nota di ‘Hindsight’. Un profumo delicato, nostalgico, soave eppur penetrante, di quelli che rimangono nella memoria a lungo dopo che l’aroma è sparito dalle narici. I contenuti sono già noti: metà della tracklist è tratta dagli ultimi due dischi (biennio 2002-2003), il resto proviene dal trittico Eternity-Alternative 4-Judgement, con l’annunciata esclusione dei primi due (capo)lavori. Difficile pensare di poter migliorare pezzi come ‘Angelica’, ‘Fragile Dreams’ o ‘Inner Silence’, e difatti i nuovi arrangiamenti ne propongono piuttosto una interpretazione non tanto superiore quanto differente, più sognante e malinconica – voglio dire: ancora più sognante e malinconica. Qualcosa nel cambio va per forza sacrificato, basti ascoltare la versione acustica di ‘One Last Goodbye’ (la preferita del sottoscritto), che guadagna in atmosfera ciò che perde in passionalità e intensità. Difficile comunque trovare un appiglio per lamentarsi di brani simili, soprattutto se impreziosite dai vocalizzi soavi della brava Lee Douglas e dal violoncello di Dave Wesling, vecchia conoscenza della Royal Liverpool Philharmonic Orchestra.
Proprio il violoncello assurge a protagonista nell’unico inedito della tracklist, la conclusiva Unchained (Tales of the Unexpected): un componimento di straordinaria dolcezza, ora ipnotico nelle sue armonie, ora nostalgico, ora persino drammatico. Il pezzo si colloca in continuità con la produzione degli ultimi Anathema e si adagia con estrema naturalezza fra le note dei classici del passato, al punto da mescolarsi e confondersi con essi.
C’è poco da fare. Con ‘Hindsight’ gli Anathema colpiscono i fan diretti al cuore, e si mettono al riparo da qualsivoglia critica. Con lo stile e la classe che sono loro propri, i fratelli Cavanagh guadagnano un altro po’ di respiro prima dell’uscita di ‘Horizons’ e offrono un succulento antipasto a chi non vede l’ora di mettervi sopra le mani.
L’avesse fatto chiunque altro, dicevamo, sarebbe stato un fallimento completo, uno scandalo, l’ennesima furbata in un music business che non conosce pudore. E invece lo hanno fatto gli Anathema, e ne è uscito un gioiellino. Per questo i fedelissimi potranno tranquillamente aggiungere dieci punti o più alla valutazione finale, un bieco numero che non può quantificare le emozioni espresse da melodie nate dal cuore. Gli altri potranno se vogliono definire ‘Hindsight’ un album inutile, e probabilmente avranno anche ragione. Ma è un bel mondo quello in cui tutti i dischi inutili sanno donare simili emozioni.
Riccardo Angelini
Tracklist:
1. Fragile Dreams
2. Leave No Trace
3. Inner Silence
4. One Last Goodbye
5. Are You There?
6. Angelica
7. A Natural Disaster
8. Temporary Peace
9. Flying
10. Unchained (Tales Of The Unexpected)