Recensione: Hoffnungslos

Di Emanuele Calderone - 15 Giugno 2011 - 0:00
Hoffnungslos
Band: Brocken Moon
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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15

Attivo sin dal 1999, quello dei Brocken Moon è uno dei tanti, forse troppi, progetti black metal emersi dalla florida scena tedesca.
Fondato in quel di Karlsruhe dall’improvvisato polistrumentista Humanhater, il gruppo pian piano comincia a muovere i primi passi nell’underground più marcio del Banden-Württemberg, riuscendo con il tempo a guadagnare addirittura un contratto con la piccola casa discografica Northern Silence Productions.

Arrivato con l’ultimo “Hoffnungslos” al terzo disco della propria carriera, il tedesco prosegue imperterrito il suo cammino musicale all’insegna del black metal più depresso, intransigente e puro, ma con risultati a tratti risibili.
Dovendo, disgraziatamente, trattare seriamente un lavoro di così bassa levatura artistica, si può dare a voi del pubblico un solo, importante, consiglio: non comprate quest’album e non sprecate assolutamente il vostro prezioso tempo ad ascoltare questo scempio.
Le ragioni che portino un sedicente artista a registrare un album del genere ci rimangono oscure, ma in tutta onestà la “musica” contenuta in “Hoffnungslos” non può essere neanche considerata arte. Mancano le basi minime per poterla considerare tale: Humanhater fallisce su tutta la linea, proponendo sette canzoni fastidiosamente anonime, piatte e prive del benché minimo interesse.
Il songwriting è confusionario, poco vario e del tutto sprovvisto di spunti interessanti; a ciò si aggiunga una prestazione tecnica dello sfortunato musicista (e dei due session men di turno) a dir poco imbarazzante. Riffing sporco, batteria spesso e volentieri fuori tempo e non ultima una voce sguaiata vengono incorniciati da una produzione ridicola, che sottolinea ancor di più le evidenti deficienze dei musicisti.

Dei sette episodi qui contenuti, si salva parzialmente solo “Einsamkeit”, non tanto per dei meriti oggettivi (siamo comunque di fronte a una traccia elementare, dall’andamento fin troppo lineare e ripetitivo, tenuta a galla solo da qualche passaggio gradevole di piano), quanto per pesanti demeriti della restante parte della tracklist.
Volendo fare qualche paragone, giusto per rendere più chiaro ciò a cui si andrà incontro qualora qualcuno avesse l’infausta idea di procurarsi l’opera in questione, l’unico artista con cui si può fare un paragone è il primo Burzum, ma con le dovute differenze non solo per l’importanza storica, ma anche per le capacità artistiche espresse.

Per la prima volta da quando scrivo su questo sito mi trovo veramente in difficoltà a dover giudicare numericamente un album. Le cifre che vedrete a piè di pagina sono dovute all’oggettiva scarsità della musica, alla disdicevole esecuzione tecnica offertaci dal combo tedesco e non ultima dalla scandalosa registrazione.
Qualche volta certe persone dovrebbero fermarsi a riflettere invece di lanciarsi in progetti al di là delle proprie capacità, onde evitare cadute tanto rovinose. Speriamo che in tale caso, questo compositore la prossima volta spenda qualche secondo in più a pensare se ne valga effettivamente la pena sprecare energie e tempo a scrivere certi abomini.
Per ora bocciato su tutta la linea e senza alcuna riserva.

Emanuele Calderone

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Tracklist:
01- Hoffnungslos
02- Regen
03- Kälte
04- Krieg
05- Ritual
06- Einsamkeit
07- Die Leere

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