Recensione: Hold Your Dreams
Che il territorio italiano sia divenuto negli ultimi tempi, zona fertile e ricettiva anche negli ambiti del rock adulto ed ammorbidito, è una scoperta ormai priva dei contorni della sorpresa. Che le buone uscite prodotte da band italiche, stiano raggiungendo numeri piuttosto interessanti non più legati a singoli e sparuti casi e riescano a mantenere una certa continuità in termini qualitativi, è invece argomento relativamente nuovo ed inedito.
Tra gli ultimi in ordine di tempo, a rimpolpare l’agguerrita pattuglia di portabandiera tricolori, giungono dalle zone modenesi i melodic rockers Perfect View, band dalla storia relativamente giovane (2008 l’anno di costituzione), assemblata attorno alle figure principali dei tre fondatori Massimiliano Ordine (Voce), Francesco Cataldo (Chitarre) e Luca Ferraresi (Batteria).
Tutt’altro che sprovveduto in termini d’esperienze e collaborazioni (numerosissime e copiose, in ambiti rock-metal e pop), il gruppo nasce con l’intento prestabilito di trarre ispirazione – replicandone ove possibile gli esiti – da un nucleo molto ben focalizzato di grandi maestri del genere. Toto, Winger e Journey i più manifesti e dichiarati, seguiti a braccetto da un po’ della verve cara a Dokken, Whitesnake ed Extreme, cui vanno ad addizionarsi sfumature dal sentore progressive, scintille di ricercatezza maturate attraverso la stesura di tracce non esclusivamente orientate verso una forma di composizione troppo semplicistica o minimale.
La miscela, composita e foriera sin dalla presentazione di buoni presagi, pare anche questa volta funzionare in maniera egregia, consegnando al pubblico d’ascoltatori un debut album, “Hold Your Dreams”, dotato di risvolti interessanti e nutrito di numerosi punti a favore, seppur non immune da imperfezioni e possibili migliorie nello stile e nel dinamismo dei brani.
Sono senza dubbio i già citati Toto a rendersi anima primaria della proposta sciorinata dal quintetto: armonie ariose, ingentilite da un livello strumentale d’ottima classe, avvolgono la voce del singer Massimiliano Ordine, spesso accostabile nelle tonalità meno acute a quella del bravo e sfortunato Fergie Fredriksen, delineando sin dalle battute iniziali la sagoma di un album profondamente devoto ai dettami dell’AOR più elegante e raffinato, dai continui rimandi prog.
Piacevoli e piuttosto ben costruiti i suoni (opera di Roberto Priori, mentore tra gli altri, anche di Wheels Of Fire e Los Angeles) adatti nello sfruttare al meglio le potenzialità espresse dal buon lavoro eseguito alla sei corde da Francesco Cataldo ed alle tastiere da Pier Mazzini, asse portante dell’intero disco e, parere personale, veri punti di forza della proposta elaborata dal gruppo emiliano.
Parimenti di buon fascino, le canzoni realizzate applicano spesso una formula concentrata sui principi dell’orecchiabilità, non privi tuttavia, di sprazzi riservati alla bravura strumentale. La tracklist si propone fornita d’episodi il più delle volte scorrevoli e ben strutturati, eretti attorno ad hookline facili ma talora meno immediate di quanto preventivabile.
In un panorama costituito in maggioranza da aspetti positivi e brillanti, non mancano tuttavia dettagli perfettibili e qualche particolare meno efficace. Da rilevare ad esempio, la presenza di un paio di filler di troppo, in una scaletta comunque corposa, ed una tendenza non proprio gradita ad una eccessiva staticità e reiterazione dei cori rilevabile qua e la in alcuni pezzi, destinati dopo pochi ascolti, a rivelarsi un po’ monotoni e ripetitivi. Esempi su tutti, “One More Time”, “I Need Your Love” e “Showtime” (quest’ultima troppo prolissa, a dispetto di un’eccellente partenza che avrebbe meritato miglior fortuna), sono tracce purtroppo un po’ ristagnanti e poco dinamiche, di certo inferiori ad ottimi brani quali le opener “A Better Place” e “Closer”, la veloce e scattante “Run” e le più cadenzate e sinuose “Hold Your Dreams” e “Where’s The Love”, momenti migliori in un disco ad ogni modo di buon valore e qualità.
Qualcosa da riferire infine anche sulla prestazione vocale del frontman Massimiliano Ordine. Molto bravo nelle tonalità basse, professionale ed espressivo nell’interpretazione, il singer modenese appare un po’ in affanno nelle espressioni più acute, situazioni in cui le sue corde vocali ci sono sembrate – anche questo, parere personale – un pizzico in debito di potenza ed esplosività. Aspetto ad ogni modo, senz’altro migliorabile.
La presenza di un nume tutelare come Ale Del Vecchio nei crediti dell’album è garanzia assoluta di buon valore artistico. I Perfect View vanno, infatti, ad aggiungersi alla sempre più solida “new generation” di rocker melodici di casa nostra, arricchendone il catalogo con un debutto di sicuro interesse, in cui balenano lampi di grande classe e bravura strumentale, fondamenta di quella che, nei prossimi anni, potrà divenire un’altra delle pietre angolari della nascente scena italiana dedicata al genere.
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Tracklist:
01. A Better Place
02. Closer
03. One More Time
04. Believe
05. A Reason To Fight
06. I Need Your Love
07. Run
08. Don’t Turn Away
09. Hold Your Dreams
10. Showtime
11. Speed Demon
12. Where’s The Love
Line Up:
Massimiliano Ordine – Voce
Francesco Cataldo – Chitarre / Cori
Pier Mazzini – Tastiere / Cori
Cristian Guerzoni – Basso
Luca Ferraresi – Batteria