Recensione: Hold Your Ground
Pare proprio che alla Frontiers abbiamo deciso di tuffarsi a capofitto nel pescoso mare del melodic, dal quale continuano ad affiorare sempre molte ottime band.
Oggi andiamo a riscoprire gli statunitensi Khymera, con un nuovo lavoro fresco di pubblicazione. Formatisi nel 2002 come progetto parallelo di Steve Walsh dei Kansas e del produttore italiano Daniele Liverani, esordiscono l’anno successivo con l’omonimo debutto. Nel 2005, in occasione della seconda uscita A New Promise, si unisce a loro Dennis Ward, storico bassista dei Pink Cream 69 (quelli che loro malgrado sembrano destinati a passare alla storia come il gruppo che ha fornito Andi Deris agli Helloween).
Con il tempo, a seguito dell’abbandono di Walsh e Liverani, sarà proprio lo stesso Ward a prendere in mano le redini ed il microfono dei Khymera, ritrovandosi così ad esserne il leader nel doppio ruolo di bassista e cantante. Completata la formazione con musicisti fidati come Michael Klein (chitarra), Eric Ragno (tastiere) e Michael Kolar (batteria), i Khymera a trazione Ward, tornano ora sul mercato con Hold Your Ground, il nuovo lavoro a tre anni da Master Of Illusions, l’album che sanciva il definitivo passaggio di consegne tra Ward ed il fondatore Liverani.
Come i lavori precedenti, anche Hold Your Ground si presenta con una bella copertina molto evocativa, raffigurante la dea della giustizia che, spada in una mano e bilancia nell’altra, sta ad equilibrare le sorti di qualche catastrofico evento.
Don’t Wait For Me apre le danze di questo nuovo capitolo con un hard rock melodico dall’andamento deciso. A ruota troviamo Firestarter, un rock maturo dalla ritmica moderata con melodia ancora protagonista. Pur essendo accredito come bassista, Dennis Ward nei suoi vari progetti (Unisonic, Magnum, Place Vendome, Sunstorm oltre ai già citati Pink Cream) ha sempre contribuito anche alle backing vocals, dimostrando anche in quest’occasione, di sapersela cavare bene pure al microfono. Ward infatti possiede una voce calda e fluida, che riesce a dosare nel modo più appropriato con mestiere ed esperienza. Non essendo uno screamer da acuti impossibili, risulta saggia in tal senso la scelta di evitare di avventurarsi in prestazioni al di fuori della sua portata, preferendo puntare più sul pathos. Caratteristiche che possiamo notare in Hear Me Calling, un hard rock dalle forti sfumature pop a stelle e strisce.
Di un buon livello anche la prova del resto dei musicisti coinvolti, ormai attivi nei Khymera, chi più e chi meno, da una decina di anni. La chitarra di Michael Klein è sempre presente nel proporre riff ed assoli precisi. Non di rado trovano spazio anche le tastiere dal suono elegante di Eric Ragno, come nella riflessiva Sail On Forever. Our Love Is Killing Me è una ballata a trama pianistica che vede ancora Ragno come protagonista assieme alla voce di Ward con gli altri strumenti che subentrano poi nel ritornello.
Il disco è indirizzato verso sonorità hard rock/AOR con un’attitudine molto radiofonica. Superfluo a tal proposito menzionare come i Khymera guardino molto a suoni di matrice anni 80, periodo che è sempre stato la golden age del genere a cui si ispirano Ward e soci. Nonostante ciò la proposta della formazione statunitense riesce ad essere contemporanea ed attuale. Le melodie sono ammalianti ed orecchiabili senza mai scadere nel ruffiano. La produzione è nitida e cristallina, incentrata sulla pulizia del suono tendente a valorizzare tutti i singoli strumenti.
Il disco scivola via sulle note pacate dell’hard rock/pop di Belive In That You Want e di Hear What I’m Saying, dove vengono indossate le vesti di un AOR adulto dall’andamento più malinconico. Ancora tocchi melodici in Could Have Been Us, pezzo posato dove Ward gioca ancora con armonie vocali composte. Nonostante Hold Your Ground sia incentrato principalmente su soluzioni soft di facile ascolto, sarebbe comunque un’errore quello di bollare il disco come un polpettone di pop rock per casalinghe. I Khymera all’occorrenza sanno anche schiacciare sull’acceleratore con qualche composizione più energica.
On The Edge si presenta fin dalle prime note come un pezzo più vivace con Michael Klein che si sbizzarrisce in un assolo in cui fa correre la mano lungo la tastiera della chitarra. Chitarra ancora in primo piano anche nella solare Runaway, pezzo ritmato che ricorda alcune cose di Bryan Adams. Infine la conclusiva Am I Dreaming, che dopo un intro dal sapore sognante a cura di Eric Ragno, sterza a favore di un altro pezzo più robusto con l’ ascia di Klein ancora protagonista.
Sembra proprio che i Khymera siano diventati una faccenda seria per Dennis Ward, che ha preso in mano le redini della band con l’intenzione di portarla nella cerchia dei gruppi che contano sulla scena dell’hard rock melodico.
Hold Your Ground è un lavoro maturo e ben confezionato in cui Ward e compagni cercano di crearsi una propria personalità. Nonostante nel disco sia presente uno stile tipicamente americano, si possono scorgere anche elementi europei, a testimonianza del profondo bagaglio culturale mutuato delle esperienze musicali effettuate nel vecchio continente dal leader del gruppo.
Un disco da ascoltare in spensieratezza, che pur senza sorprendere, può andare incontro ai gusti di una buona fetta di pubblico.