Recensione: Holdout
… Allora …: rumori di battaglie di varie epoche tutti assieme, velocità spasmodica, strofe e refrain veloci, rallentamento straziante ed accelerazione controllata, di nuovo refrain veloce seguito da un più pesante rallentamento, sezione tagliente e pestata che conduce ad una cadenza malvagia, strofe a velocità controllata che portano ad un lungo assolo … di nuovo cadenza e poi vai di accelerazione che porta al refrain, rallentamento straziante ed infernale ed una finale apertura melodica che porta un forte senso di disperazione e di vuoto. Questa è la sequenza di ‘Landsknecht’, brano che apre ‘Holdout’, il nuovo album dei tedeschi Pessimist, disponibile dal 26 giugno 2020 via MDD Records.
Per questo non seguiranno descrizioni di altre tracce perché, grosso modo, l’andatura del lavoro è tutta così: brani furiosi e complessi, formanti un Thrash progressivo ad alta varietà compositiva, dove alle atmosfere Old School vengono affiancati elementi Death e Black, amplificando, così, un permanente senso di rabbiosa angoscia che porta a riflettere sulla negatività della guerra e delle atrocità conseguenti, tema comune a tutte le nove tracce presenti nel disco.
Un argomento complesso dunque, estremamente serio, che non glorifica assolutamente lo scontro, non lo celebra, ma lo critica e lo denuncia e che trova la sua giusta espressione in questo modo di comporre, che è tutto tranne che diretto ed immediato e che ha come perno la velocità spasmodica e straziante.
Su questa, ruotano frequenti e repentini cambi di tempo, rallentamenti pesanti ed accelerazioni fulminee, elementi resi ancora più gravosi dal modo di cantare di Michael “TZ” Schweitzer, abrasivo e di stampo Hardcore.
Gli arrangiamenti e la tecnica esecutiva sono di alto lignaggio e mostrano una band che è tornata sul mercato discografico dopo circa sette anni (questo è l’intervallo tra ‘Holdout’ ed il predente platter ‘Death from Above’ del 2013) perché ha qualcosa da dire e non semplicemente per soddisfare la voglia di suonare.
Tanti gli episodi ricchi d’enfasi: l’apertura melodica della già citata ‘Landsknecht’, la follia esplosiva di ‘Roaring Thunder’, l’intensità marziale che cresce trasformandosi in una cadenza durissima in ‘Kill & Become’, l’assolo di basso di ‘Holdout’ … che danno alla canzone una propria tipicità senza slegarla dal resto del lavoro.
Particolare menzione per: la devastante ‘Death Awaits’, per la nera ‘The King of Slaughter’ e per la conclusiva ‘7:28’, una mini suite di quasi undici minuti che infonde bene il senso di atrocità della guerra.
Un Thrash ricco e di gran classe quello dei Pessimist, soprattutto riflessivo e non scontato. Non possiamo che consigliarlo a tutti, augurando un buon ascolto. Ottimo lavoro.