Recensione: Hole In The Sun
Strana storia quella dei californiani Night Ranger, band che negli anni ’80 si era ritagliata un piccolo angolo di paradiso nella scena AOR/melodic rock, pubblicando tre dischi fantasmagorici come “Dawn Patrol”, “Midnight Madness” e “Seven Wishes”, cui seguì un periodo di decadenza quasi obbligato, vuoi anche per l’egemonia del grunge, che si preparava ad invadere il mercato discografico.
Nel 1989 la band si scioglieva definitivamente, con Jack Blades che formava i Damn Yankees con Tommy Shaw e Ted Nugent, mentre gli altri membri – Kelly Keagy su tutti – si adoperavano in vari progetti solisti. La reunion tardò ad arrivare, nonostante i numerosi fuochi di paglia: qualche live show nel 1991, release di Jeff Watson solista ironicamente intitolata “Lone Ranger”, nel 1992, e finalmente, nel 1996, usciva sotto il monicker Night Ranger “Feeding Off The Mojo”, anche se della line-up originale erano presenti i soli Brad Gillis e Kelly Keagy. La band al completo si riuniva effettivamente l’anno successivo, con l’album “Neverland”, e trovava concretezza anche a livello compositivo con “Seven”, nel 1998. Dopodiché il buio.
Non vorrei essere frainteso: la band non diede segni di cedimento, continuando a suonare dal vivo, registrare qualche brano – spesso re-issue – per compilation o trasmissioni radiofoniche, bonus per DVD o VHS, e gli stessi membri continuarono a portare avanti i loro svariati progetti paralleli.
L’attesa per un nuovo studio album dei Night Ranger, invece, è arrivata fino ad oggi, e nove anni sono più che sufficienti ad alimentare ansie e illusioni, soprattutto nei fan che, probabilmente sbagliando, erano rimasti ancorati alla band stellare dei primi tre dischi.
A prescindere dall’approccio con cui vi avvicinerete a questa nuova uscita, è difficile immaginare come una band possa cambiare – ammesso che lo abbia fatto – in quasi dieci anni di inattività in studio, ma dopo diversi ascolti posso affermare che i Night Ranger di oggi hanno poco a che fare con quelli dei primi anni ’80.
Sia chiaro, non mancano i riferimenti al passato, evidenti fin dall’attacco della opener “Tell Your Vision”, o nella ballad “There Is Life”, o ancora in “Drama Queen”, ma l’assenza di un brano realmente trascinante, il singolo da hit parade per intenderci, non era davvero auspicabile, soprattutto considerando che i Night Ranger furono campioni nel confezionare singoli da classifica, vendendo ai tempi d’oro oltre sedici milioni di dischi.
Il “ritornellone” di “Whatever Happened” non tira come dovrebbe, e non certo per colpa di scelte strampalate come il sound punk del basso; e stiamo forse parlando del brano migliore di un platter che fin troppo spesso si sporge su suoni ai limiti dell’alternative; non è neanche pensabile di dover attendere la penultima traccia, “Wrat It Up”, per potersi godere un riffing degno dei veri Night Ranger, fermo restando che l’intera song sarebbe stata considerata una outsider, all’epoca.
Qualcuno obietterà che dalla release di “Seven Wishes” in avanti, gli album dei Night Ranger non suonarono mai alla stessa maniera, vedendo in ciò una sorta di evoluzione nello stile del gruppo. Piuttosto io vedo una deludente involuzione, che non ha mai riportato il songwriting ai livelli degli esordi, e dico questo indipendentemente dai dati di vendita, anche perché sarebbe un controsenso parlare di album poco pop-oriented nel caso di “Hole In the Sun”, con le sue chitarre talvolta accordate in re, tra i modernismi adottati…
Se “ieri” i Night Ranger più ruffiani erano quelli di “Sister Christian”, oggi sono quelli di “There Is Life”, e il paragone dovrebbe mettere a tacere gli ultimi dubbi…
Una delusione completa.
Tracklist:
- Tell Your Vision
- Drama Queen
- You’re Gonna Hear It From Me
- Whatever Happened
- There Is Life
- Rock Star
- Hole In The Sun
- Fool In Me
- White Knuckle Ride
- Revelation 4 AM
- Wrap It Up
- Being