Recensione: Hollyweird
“Hollyweird” è il lavoro in studio che dopo dieci anni riunisce i leggendari Poison nella formazione originale, con il ritorno del grande C.C. DeVille alla chitarra solista.
Il disco, edito nel 2002, ha dalla sua la capacità di combinare il vecchio sound della band con nuove influenze punk e street e si presenta come una guida nel panorama del glam del nuovo millennio, popolato da tante realtà emergenti potenzialmente interessanti, che sembrano però non riuscire a trovare una dimensione propria: fondamentale dunque che una band del valore e dell’importanza dei Poison abbia rilasciato finalmente un nuovo lavoro ad inizio secolo, aprendo così la via alle nuove leve per indicare la strada da percorrere.
La track di apertura è l’omonima “Hollyweird”, che introduce immediatamente il tema centrale dell’album: il rapporto tormentato del gruppo con la propria città natale, Los Angeles.
Ecco quindi “Squeeze Box”, cover dei The Who arrangiata in modo molto accattivante, impreziosita da un buon assolo di DeVille; a seguire, la orecchiabilissima “Shooting Star”, nella quale ritroviamo il caratteristico suono di chitarra che ha reso celebre C.C.: una serie di riff semplici ed efficaci, senza virtuosismi, finalizzati al songwriting, che valorizzano la track accompagnandola passo per passo.
“Wishful Thinkin'” mostra qualche influenza punk: la voce di Michaels, che troviamo nell’occasione molto più roca e “cruda” del solito, dialoga ottimamente con la lead guitar; il pezzo numero cinque è poi “Get ya Some”, che con l’uso dei coretti di accompagnamento ci riporta indietro ai primi lavori della band, ricordando il sound dei tempi d’oro.
Singolare invece “Emperor’s New Clothes”, cantata, e questa è una novità, da DeVille, in una delle sue primissime incursioni al microfono: il risultato è sicuramente piacevole, vista la peculiarità del timbro vocale in possesso del chitarrista, ben adattato ad una song punkeggiante e veloce.
“Devil Woman” vede poi il ritorno della celebre armonica di Bret Michaels con un Rikki Rockett alla batteria molto più coinvolto, sempre abile nello scandire i tempi della canzone in modo semplice ma proficuo.
La successiva “Wasteland”, che riprende il sound di “Shooting Star” con un ritmo più deciso e convincente, fornisce un ulteriore esempio della bravura di Mr Rockett; notevole l’assolo, come sempre semplice tecnicamente, ma di grande effetto nel contesto della canzone.
Ancora DeVille al microfono in “Livin’ In The Now”, con un altro episodio veloce, dalle sonorità nuovamente punk, molto piacevole e di facile ascolto, mentre “Stupid, Stoned & Dumb” è una traccia che risulta aliena al sound originale del gruppo, rappresentando comunque un esperimento riuscito, tanto da essere considerata da molti il pezzo migliore presente nell’ intero album.
Nella parte conclusiva del platter, si evidenziano infine i due brani “gemelli” “Home (Bret’s Story)” e “Home (C.C.’s Story)”.
Musica identica, testi e voce solista differente (ovviamente Michaels alla prima e DeVille per la seconda): viene approfondito il rapporto tra i due membri più rappresentativi del gruppo e la mitica Los Angeles, mettendo a segno quelli che, a detta di chi scrive, risultano essere i veri gioielli dell’album, semplicemente stupendi nella loro semplicità ed incisività, oltre a rappresentare una piccola miniera di dati autobiografici, spesso molto gustosi e simpaticamente divertenti (ad esempio, dopo ben vent’anni, Bret finalmente rivela cosa diavolo significhi “Unskinny Bop”).
Il finale è riservato alla grintosa “Rockstar”, ennesimo inno al rock n’ roll made in Poison e degna conclusione, caratterizzata da un testo scanzonato ed autoironico, probabilmente destinato ad entrare nella cerchia degli anthems per i fans del gruppo.
Nel complesso ‘Hollyweird’ è dunque un buonissimo lavoro, che nulla toglie alla grandezza dei Poison, pur non riuscendo ad eguagliare le vette toccate negli 80s.
In buona sostanza, ecco un album in grado di rappresentare la dimostrazione di come nel nuovo millennio sia ancora possibile fare glam rock di qualità aprendosi a nuove influenze, senza fossilizzarsi su modelli vecchi ed ormai sorpassati.
Incredibile come per renderlo palese sia servito l’intervento di un mostro sacro del genere, che si riconferma ancora una volta come tale.
Tracklist:
01. Hollyweird
02. Squeeze Box
03. Shooting Star
04. Wishful Thinkin’
05. Get ‘Ya Some
06. Emperor’s New Clothes
07. Devil Woman
08. Wasteland
09. Livin’ In The Now
10. Stupid, Stones & Dumb
11. Home (Bret’s story)
12. Home (C.C.’s story)
13. Rockstar
Line Up:
Bret Michaels – Voce, Chitarra, Armonica
C.C. DeVille – Chitarra, Voce
Bobby Dall – Basso, Voce
Rikki Rockett – Batteria, Voce
Giovanni “Doko” Cavaggion