Recensione: Holy Diver
HOLY DIVER! nel 1983 esce questo album di debutto dei DIO, gruppo capeggiato dall’omonimo cantante (Ronnie James
DIO) per il quale la carriera da musicista era già iniziata nel lontano 1957, ma che per la prima volta si trova a fare un album con
un gruppo così tanto “suo”…. insomma cosa succederà mai se uno dei più grandi cantanti (e un discreto bassista) di tutti i tempi
dopo ben 25 anni di esperienza decide di fare un album con una sua band? bhe non può che uscire un capolavoro….. e infatti…..
L’album apre con una canzone che è sicuramente l’ideale per iniziare a mettere in moto le orecchie: STAND UP AND
SHOUT! quale miglior canzone, con il titolo azzeccatissimo, potrebbe dare potenza e svegliare chi ascolta, meglio di questa?
Direi che è la sveglia ideale per iniziare la giornata! Infatti tutto comincia con un banalissimo ma potentissimo riff che si ripete
anche per la strofa, in classico stile “old heavy rock” (non per niente canta “it’s the same old song..”), e dopo 2 battute 4 colpi di
batteria (e poi una rullatina) danno il via al tutto! e il basso non va a sparire inutilmente sotto il resto, anzi è sempre in evidenza e
accompagna la melodia perfettamente. Inizio da favola insomma.
E “il secondo”, HOLY DIVER, non è da meno. Dopo la botta adrenalinica ci si trova di fronte a un intro da 80 secondi
d’atmosfera con qualche nota e una specie di vento di fondo… (sembra sia stato ispirato da una lunga visita di Ronnie ad un
castello inglese). Poi inizia la vera e propria canzone che per essere apprezzata al massimo necessita un volume molto alto, in cui
risalterà tutta l’energia e la potenza delle ritmiche, in caso contrario resta ottima come traccia da sottofondo. Holy Driver tuttavia è
molto più complessa di ciò che sembra, non si limita al classico riff, ma va un po’ in terzine, in altri tratti è ricca di pause che
conferiscono alla melodia un’ottima “architettura” sonora, stupenda! La copertina ci può dare un idea di che faccia abbia il
tuffatore santo.
Arriva ora GIPSY, e sicuramente l’episodio più debole dell’album. “Canzoncina” che ha come intro praticamente un
assolo.. poi inizia il cantanto e a mio parere la canzone diventa un po’ piatta, ripetitiva.Anche Ronnie non offre proprio il suo
massimo in quanto a prestazione vocale.
Si risale con CAUGHT IN THE MIDDLE (ehm… no non c’è doppio senso, anche se nel chorus appare spesso “you
feel it”….vabbè): ci troviamo sul livello della canzone precedente, però questa è molto più orecchiabile e più coinvolgente, con un
bel refrain molto orecchiabile.
A questo punto, con i timpani abbastanza rilassati i DIO ci propongono una delle più belle canzoni di sempre! DON’T
TALK TO STRANGERS…. ci introduce un arpeggio di chitarra davvero d’atmosfera, lento, stupendo e la voce di Ronnie
diventa smielata, dolce che se la fai sentire a una ragazza non può che innamorarsi … di James! (ok non funziona…. ma era per
dare una idea)! ma ecco che la canzone dopo il primo minuto diventa incredibilmente “cattiva”! un accompagnamento aggressivo,
ritmato, graffiante che accompagna la voce di Ronnie, in perfetta sintonia con la melodia. Non mancano le variazione di ritmo che
conferiscono un colpo di classe in più per quella che è una canzone “completa”. Anche la lirica è molto bella, dove si può leggere
in un certo senso l’accusa delle “brava gente” dei primi anni ’80 verso il rock’n’roll .
Un’altra canzone old stile è la sesta traccia: STRAIGHT TO THE HEART… riff “sballosi”, ritmo piuttosto lento e voce
cattivissima. Non è un capolavoro ma va via bene ed è abbastanza orecchiabile… forse lievemente piatta.
INVISIBLE ha un intro un po’ particolare, sia per la musica che per la voce. Poi inizia un bel riff potente e la classica
voce da “dio”! una bella canzone, davvero tracinante.
Ronnie James ha tenuto in serbo per la penultima traccia nientemeno che la famosissima RAINBOW IN THE DARK,
altra grande canzone. Orecchiabilissima, con un sound tipicamente anni 80, con la tastiera che interviene a uopo nel momento in
cui deve e un grande feeling: vola via in un attimo e viene voglia di schiacciare il tasto prev. del cd ogni volta. Stupenda, lineare ed
accattivante all’udito e allo stesso tempo strumentalmente complessa è la melodia che ha reso una gemma questa song.
Anche sapendo che dopo arriva l’ultima traccia SHAME OF THE NIGHT che personalmente ho trovato un pò scialba..
è una semi-ballad, sarà perchè Dio non è mai stato uno specialista “del settore” (le ballate non sono mai state il suo forte), la linea
vocale è a tratti noiosa la musica tende ad annoiare…. è forse il punto “più” modesto di questo album capolavoro.
br
Note di Enzo
Il voto a questo album, così alto, è il giusto riconoscimento ad una pietra miliare dell’heavy metal, un disco che è stato, è, e sempre
sarà un fermo punto di riferimento per decine di band. I Dio si sono superati molte volte in tecnica e bravura. Ma questo album
rimane la loro roccia nel tempo, reso immortale dalle magiche melodie, dalla perizia dei grandi musicisti, e dalla magica voce di
quello che è stato ed è uno dei più grandi cantanti che ha abbracciato l’heavy metal, Ronnie James Dio.
FORMAZIONE:
Ronnie James Dio (vocals, keyboards), Vivian Campbell (guitars), Jimmy Bain (bass, keyboards), Vinny Apice (drums)
TRACKLIST:
01) Stand up and shout
02) Holy diver
03) Gypsy
04) Caught in the middle
05) Don’t talk to strangers
06) Straight through the heart
07) Invisible
08) Rainbow in the dark
09) Shame on the night