Recensione: Honour Valour Pride
Honour Valour Pride rappresenta una parziale rinascita dopo la delusione che colpì molti fan nel mondo tre anni prima con
Mercenary (1998), decisamente magro di idee, ma soprattutto carente del pulsare groove necessario a sfondare i territori dell’ordinarietà.
Dal microfono impartisce ordini vocali il nuovo singer Dave Ingram, che i più ricorderanno come frontman dei conterranei
Benediction e che, nei primi anni novanta, sostituì con successo Mark “Barney” Greenway dopo il passaggio di quest’ultimo ai
Napalm Death. Piacevole ritorno in pianta stabile da qui in avanti anche per il drummer
Martin Kearns, detto “kiddie”, che al tempo dei suoi soli 17 anni sopperì allo split di
Andrew Whale dopo la release di …For Victory (1994).
Come si diceva, quindi, un prodotto che riprende quota se commisurato al predecessore
Mercenary, ancora di mediocre livello tuttavia, se rapportato ai grandi capolavori passati,
The IV Crusade (1992) su tutti. Dotato di maggior epicità e dinamismo, l’album mostra di sé un volto che colma in parte le speranze che la band potesse far rivivere il proprio intrinseco atteggiamento belligerante. Obiettivo centrato a metà.
Ferma restando la sempre deflagrante produzione “old death metal school”, la novità sta tutta in pezzi come
Inside the Wire marcatamente più epico nel riffing adottato, oppure Suspect Hostile nel quale il cantato prende una forma più abissale e fissa dei limiti più gravi ed istintivi, limiti che l’atteggiamento espressivo di
Karl Willetts incarnava in dissimile modo.
C’è da dire altresì che l’album risente purtroppo ancora della ridondanza degli echi dell’inerzia spesso scontatamente ciclica di un songwriting ancora troppo statico. Pezzi come
Honour e Valour possono alla lunga placare l’irruenza guerrafondaia ed incalzante che ha fatto la loro fortuna. Ad onore del vero, invece, è pur sempre da evidenziare la coerenza che porta ad amare incondizionatamente i loro album presi a piccole dosi o no che siano.
Un album quindi che rispolvera e tratteggia nuovamente i loro più classiche confini death metal che hanno mostrato il fronte sonoro più massiccio di questo atteggiamento dai tempi dei grandi maestri della scena americana ad oggi.
“Coerente ed epico” sono, in definitiva, due termini che ben identificano Honour Valour
Pride. La domanda da porsi arrivati a questo punto è semplice: amate il sound della band? Se la
risposta che vi state dando è affermativa allora andate a scatola chiusa perché anche qui è racchiusa l’essenza della band, autentica e sufficientemente poderosa; non vi deluderà. Altrimenti catapultatevi oltre e mettetevi direttamente faccia a faccia il successivo ben più che consistente macigno di granito inarrestabile dal nome di
Those Once Loyal.
– nik76 –
Tracklist:
01 “Contact – Wait Out”
02 Inside the Wire
03 Honour
04 Suspect Hostile
05 7th Offensive
06 Valour
07 K-Machine
08 A Hollow Truce
09 Pride
Line Up:
Dave Ingram – Vocals
Barry Thomson – Guitar
Gavin Ward – Guitar
Jo Bench – Bass Guitar
Martin Kearns – Drums