Recensione: Hooked
Formata nel lontano 1981 la band di Los Angeles ha attraversato tutto il decennio cosidetto “edonista” ricordando a tutti i propri fans quanto le sonorità anni ’70 rappresentino un punto di riferimento costante e difficilmente scalfito dall’incedere del tempo.
Da sempre etichettati come una hard rock band a forte connotazione blues, il gruppo capitanato dal singer Jack Russell, ha saputo anche ritagliarsi la propria fetta di mercato nei natii USA: 4 milioni di copie vendute sono numeri da band di primo piano.
Nessun rocker che si rispetti può concedersi il lusso di non avere nella propria collezione bestsellers come ‘Once Bitten’ (alzi la mano chi si è perso il video ‘Once Bitten, Twice Shy’ di derivazione prettamente Motley Crue, oppure chi è rimasto insensibile ai romanticismi di ‘The Angel song’…) , ‘Twice Shy’ e tantomeno questo ‘Hooked’ , trasudante feeling a “24 carati”, dove la voce dello stesso Russell e le taglienti chitarre di Mark Kendall rappresentano un binomio intrigante per un hard rock suonato con mestiere e altrettanta passione.
Dimenticatevi approcci easy-listening e partiture convenzionali da “hit parade”: qui si respira uno sporco rock n’roll che si alimenta degli insegnamenti del blues e della lezione impartita dagli Zeppelin e, con chiara evidenza, della premiata ditta Gibbons e Hill, ovvero i grandi ZZ Top.
Il fatto che il disco uscì in uno dei momenti più “sbagliati” ed avari di soddisfazioni per il genere è un altro discorso.
Avrebbe senz’altro meritato molto di più, ma vista la rivoluzione sonora che da lì a poco travolse molte band “tradizionali”, sino a qual momento sotto la luce dei riflettori di Billboard, il raggiungimento dello status di “disco d’oro” per il superamento delle 500.000 copie vendute, costituì, in ogni caso, un risultato più che lusinghiero, rappresentando forse l’ ultimo episodio significativo di una band che, negli anni ’90, ha vivacchiato sino allo split temporaneo, “rientrato” solo nel 2004 senza grandi clamori.
Jack Russell and Co. con ‘Hooked’ rivelano, tout court e con convinzione, la loro anima blues in passato quasi mortificata a favore di sonorità appena più patinate, e nobilitata invece in questo frangente da un sound vibrante e passionale che si completa con l’ ottima produzione di Alan Niven.
Non ci troviamo di fronte a un capolavoro epocale, niente di tutto questo: siamo piuttosto al cospetto di dieci songs che nell’ immaginario collettivo potrebbero rappresentare la giusta colonna sonora di un viaggio nelle infinite, desolate e polverose autostrade americane.
Godibilissimo, frizzante e passionale.
Come poter obiettare infatti al riguardo dell’opener ‘Call It Rock ‘N’ Roll’, dal sapore squisitamente Rhythm and blues nella migliore tradizione musicale anni ’60, così ben rappresentati dall’illustre Chuck Berry?
Oppure in merito alla rabbia granitica scandita dal singolo ‘The Original Queen Of Sheba’, o alla ritmata ‘Can’t Shake It’, dal refrain deciso e grintoso (sebbene forse alla lunga un po’ ripetitivo)?
‘Lovin’ Kind’ ritenta poi la strada romantica di ‘The Angel Song’ del precedente lavoro in studio: forse più intimista, ma in grado di porre in chiara evidenza il talento di Michael Lardie, il quale, oltre a cimentarsi al piano, conferisce a tutto l’ album quel tocco in più grazie al’ utilizzo dell’ Hammond.
E’ questo l’asse portante di una song estrosa come ‘Congo Square’, ispirata anche da una chitarra dagli apprezzabili virtuosismi quasi sussurrati e mai invadenti e accademici, magicamente incastonati con le vocals dello stesso Russell.
Gli ultimi tre pezzi in chiusura del disco non tradiscono le attese: spassosa ‘South Bay Cities’ acustica e disimpegnata; tutt’altra verve per ‘Desert Moon’, trascinante e briosa e più improntata su versanti “chitarristici”; quasi palpitante nell’incedere, è certamente più orientata alla tradizione street/glam.
In chiusura la rilassata e piacevole ‘Afterglow (Of Your Love)’ che in maniera ideale quasi ci accompagna alla fine di un disco che merita le attenzioni dei rockers più esigenti.
Tracklist:
01. “Call It Rock & Roll” (Kendall, Lardie, Montana Niven, Russell, Niven)
02. “The Original Queen of Sheba” (Kendall, Niven, Lardie)
03. “Cold Hearted Lovin'” (Anderson, Niven, Russell)
04. “Can’t Shake It” (Brewster, Brewster, Neeson)
05. “Lovin’ Kind” (Lardie, Niven)
06. “Heartbreaker” (Kendall, Lardie, Niven, Russell)
07. “Congo Square” (Kendall, Niven)
08. “South Bay Cities” (Lardie, Niven)
09. “Desert Moon” (Kendall, Lardie, Niven, Russell)
10. “Afterglow (Of Your Love)” (Lane, Marriott)
Line Up:
Jack Russell — Lead & background vocals
Mark Kendall — Lead & rhythm guitars, background vocals
Audie Desbrow — Drums & percussion
Tony Montana — Bass
Michael Lardie — Rhythm guitars, piano, synthesizer, Hammond B3, background vocals
Additional Musicians:
Michael Thompson — Slide guitar solo on “Cold Hearted Lovin’”
Simone Shook — Background vocals on “Lovin’ Kind” & “Afterglow”
Terry Sasser — Background vocals on “South Bay Cities”
Alan Niven — Background vocals on “South Bay Cities”