Recensione: Hope Wears Black
‘Hope Wears Black’ … “la speranza si veste di nero” … questo è l’inquietante titolo del secondo album dei Portoghesi In Chaos (disponibile dal 13 settembre 2024), speranza rappresentata in copertina da quello che, ad una prima occhiata, sembra un piccionaccio grigio di città, ma che invece è una particolare colomba dalle penne fosche.
Quello che suonano gli In Chaos è un Heavy Metal energico che guarda oltreoceano, ceppo d’origine i Fifth Angel del 1986, allungato con qualche sfumatura più contemporanea, giusto per chiarire in che epoca siamo.
Per cui canzoni sì bellicose e dal buon tiro, ma prive di estremismi e non troppo cupe, con tanto occhio di riguardo per la melodia: molti refrain orecchiabili, assoli duttili, sequenze canterine e così via … un cercare di acchiappare la più grossa fetta di pubblico possibile, se possiamo essere un minimo maliziosi, senza correre grossi rischi.
Comunque la cosa funziona: l’album, principalmente incentrato su un lavoro di chitarra meticoloso ed a tratti sofisticato, è sempre grintoso e dinamico, con una buona variazione sonora ed in definitiva si ascolta volentieri.
Non ci sono tracce da effetto “wow!!”, ma neanche brani affossanti: il disco è ben bilanciato e scorre via senza incastrarsi su sé stesso facendosi perdonare il suo andamento da manuale un po’ scontato (prima canzone grintosa, seconda velocissima, terza cadenzata e così via … di fatto, l’unica cosa che non ci si aspetta è la mancanza di una ballata, elemento quasi obbligatorio in album del genere).
La maggior parte dei pezzi rientra nella categoria “Speed”, belli vorticosi e martellanti e con alcuni riff che un poco ricordano il modo di scriverli dei primi Metallica, anche se privi di quella naturale ferocia che all’epoca li aveva contraddistinti dando vita ad un nuovo genere (‘War Is Coming’, ‘Overload’), ma risultano efficaci anche brani più ragionati, come la marziale ‘Bigger Crown’ o la potente ‘Haunted By A Memory’, un pezzo cadenzato carico di nere emozioni.
Ci sono poi canzoni marcatamente “classiche” che tendono ad infiammare l’aria, in particolare la grintosa ‘Something You Can’t Be’ posta in apertura, che sembra uscire direttamente dal Troubadour degli anni ‘80 e non mancano quelle che fondono la vecchia scuola con passaggi dalle sfumature tragiche più legati all’Alternative Metal (‘Circus On the Loose’).
Insomma, una bella differenziazione che tiene lontana la noia. Buona anche la chiusura, con l’esplosiva ‘We All Die’ (vero, ma intanto tocchiamo ferro), melodica ed energica al contempo e c’è anche un bell’assolo di basso nella già citata ‘War Is Coming’, a riprova della buona tecnica con cui suonano questi ragazzi.
Concludendo, ‘Hope Wears Black’ è un buon album che mostra una band affiatata e dalle idee chiare. Un po’ più di selvatico e di istinto avrebbero smorzato quel sentore del “studiato a tavolino” che la produzione qua e là fa percepire ma … pazienza … per ora ci possiamo accontentare. Per il prossimo lavoro, però, saremo più esigenti.