Recensione: Hopera
Prima cosa, bisogna fare i complimenti ai Social Surplus per l’artwork di “Hopera”, primo full-length di un’ancor giovane carriera (febbraio 2006), in quanto originale e realizzato in maniera professionale. Il disegno si presenta bene e offre una caratterizzazione interessante delle fisionomie dei membri della band.
Così com’è professionale, passando alla musica, la registrazione (Maurizio Baggio, Hate Studio di Vicenza) e la masterizzazione (Alessandro Vanara, Torino), che non hanno nulla da invidiare a quelle di progetti legati a etichette major/indie.
La proposta artistica del combo di Vicenza è fresca e attuale, poiché si tratta di metalcore come da odierna industria manifatturiera del genere.
Né più, né meno.
Lecito quindi attendersi un ritmo non particolarmente svelto né impacciato; un guitarwork robusto, dalle brillanti armonizzazioni; un’alternanza scream/clean moderatamente aggressiva e marcatamente melodica; un impatto sonoro abbastanza potente ma non troppo.
Nulla di nuovo sotto il sole, insomma.
L’ordinario stile del gruppo, sufficientemente maturo per essere costante e omogeneo durante il susseguirsi delle canzoni, se da una parte aiuta lo stesso a cavalcare il trend attuale in materia, dall’altro lo porta a un’omologazione foriera di una mancanza di personalità che, nel corso dell’ascolto di “Hopera”, rappresenta un difetto importante. Anzi, decisivo per la valutazione complessiva dell’album.
I brani, pur essendo intrappolati nelle sabbie mobili di un sound trito e ritrito, mostrano invece una capacità compositiva frizzante; capace di regalare momenti, anche, emozionanti. La scrittura è semplice e lineare, come insegna la scuola del rock, adatta a un pubblico che non vuole arrovellarsi le meningi per trovare il bandolo della matassa. Scelta opportuna per accattivarsi le simpatie inerente a un target adolescenziale; fuori luogo se, invece, s’intendono approfondire le varie linee musicali.
Comunque sia, accanto a song forse un po’ piatte, ci sono almeno tre/quattro episodi degni di nota. In primis “Magenta Thoughts”, hit del lavoro, ben congegnata nel bridge che prepara impeccabilmente l’orecchiabilità del refrain, riuscito e di sicuro impatto. Ottimo brano!
Così come la seguente “Kiss Me I’m The Liar”, scoppiettante trascinante e un po’ malinconica; oppure “My Awful Vision”, dagli stessi tratti somatici con un interessante break finale e dai riff che sanno tanto di hard rock. “Last Fool Race”, invece, propone un sentimento sofferto e riottoso.
Nonostante la ridetta genuinità del groove, la maniera di affrontare le parti in clean da parte del vocalist è invece classica giacché si rifà, spesso a volentieri, a un certo Burton C. Bell …
“Hopera” è un disco che non aggiunge nulla a quanto già messo in cantiere da centinaia di ensemble praticanti il metalcore (che, in questo caso, parte da una robusta base metallica; e ciò è sempre bene specificarlo). La bontà di alcune composizioni, ben al sopra della media, rende il disco piacevole e godibile in ogni istante della giornata.
Niente di più, però.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Track-list:
1. The Anger Of The Poet 3:00
2. Pangea 3:59
3. Wolves 2:23
4. My Awful Vision 3:47
5. Silicon Key Vs. Chocolate Door 3:23
6. Last Fool Race 3:23
7. Magenta Thoughts 3:39
8. Kiss Me I’m The Liar 3:34
9. Lostful Kiss 3:36
10. No One’s Guilt 4:10
Line-up:
Filippo Cavedon – Lead Vocals, Scream
Andrea Dal Santo – Bass, Lead Vocals
Fabio De Angelis – Drum, Vocals
Marco Dal Ferro – Lead & Rhythm Guitar
Giovanni Da Zotto – Lead & Rhythm Guitar