Recensione: Hordes Of The Brave
Dushan Petrossi torna alla carica con la seconda uscita discografica targata Iron Mask. “Hordes Of The Brave” è l’ennesima conferma delle bellicose intenzioni del guitar-hero belga, sulla scia del sound neoclassico tanto caro a papà Malmsteen, anche se meno orientato alle tendenze rockettare anni ’80 e più spinto verso lidi tipicamente power. In fondo Dushan è uno degli eredi più promettenti e talentuosi del mito svedese, e se non bastasse la musica a convincervi di ciò, provate a guardare capigliatura, tratti somatici e modello di chitarra e poi ditemi se il richiamo a “sua maestà” Yngwie non è evidente! Tanto per darvi qualche altra nozione, Petrossi è anche il fautore del recente progetto Magic Kingdom, che in pratica si discosta ben poco dal genere proposto con gli Iron Mask.
L’axeman belga mi ricorda molto per prolificità compositiva il suo attuale compagno d’avventura, quel Richard Andersson che viaggiando quasi istericamente da un monicker all’altro, produce in fondo sempre le stesse sonorità. E così in questo supergruppo formato per l’appunto da Petrossi alla chitarra e da Andersson alle keyboards, trova spazio anche l’ugola tagliente e poderosa del bravo Goetz Mohre, in grado di migliorare decisamente la prova offerta dal suo predecessore nel primo e poco convincente “Revenge Is My Name”. Mentre il già rodato duo ritmico Arkhipov/Molchanov pensa rispettivamente alle drums e ai bassi.
Diciamo subito che ovviamente la proposta in questione non brilla per originalità ed innovazione, ma probabilmente chi di voi si avvicinerà a questo disco sarà poco interessato ai suddetti fattori, mentre invece potrebbe rimanere affascinato dall’esubero di capacità tecniche presenti e dalla piacevolezza di alcune linee melodiche particolarmente azzeccate.
La partenza è fulminea grazie al travolgente solo neoclassico che costituisce l’ossatura di “Holy War”, brano che sa di “già sentito”, ma che allo stesso tempo indovina ogni passaggio lasciando un’ottima impressione, fra tempi sostenuti ed improvvise aperture corali. Non si può dire lo stesso della successiva “Freedom’s Blood – The Patriot”, anch’essa veloce e possente, ma scarsamente irrorata di melodie convincenti, come nel caso di “Demon’s Child”, perfetta dal punto di vista formale, ma alla lunga noiosa nella sua struttura saettante, ma troppo scontata. Piacevole invece la dinamicità di “The Invisible Empire”, che vede la ricomparsa dell’onnipresente singer Oliver Hartmann, in qualità di ospite su ben 3 brani di questo cd. Altro episodio di buona qualità è lo slow tempo roccioso e solenne che risponde al nome di “Alexander The Great”, dal mood epico e profondo. Hard rock dai tratti malinconici per “Crystal Tears”, mentre con “Iced Wind Of The North” si torna a viaggiare oltre i limiti di velocità, ma anche questa volta il risultato è troppo prevedibile, così ci affidiamo alla doppietta finale “My Eternal Flame” e “Troops Of Avalon”. La prima è la canonica ed immancabile ballad, discretamente realizzata e dotata di un bel chorus, romantico e ben scandito dalla calda voce di Hartmann, mentre la seconda merita un capitolo a parte.
“Troops Of Avalon” è infatti la classica song che da sola vale l’acquisto del cd. Petrossi esalta la propria creatività partendo con un mostruoso solo chitarristico dal sapore incredibilmente country, motivo che verrà ripetuto incessantemente per tutto il pezzo e che inizialmente funge da vero reattore per il terrificante attacco in doppia cassa da sbattimento totale! Tutta la track si muove poi su tempi rapidissimi esplodendo nel più epico e raffinato dei refrain, in un turbinio di alternanze ritmiche e trascinanti aperture melodiche. Ottima la prestazione vocale di Mohre, che piace per grinta e tecnica, e che in alcuni frangenti ricorda molto la timbrica di Ralf Sheepers.
Per concludere il discorso potrei definire “Hordes Of The Brave” come un disco di buon livello, forse troppo discontinuo nella qualità, ma che grazie ad alcuni momenti di rara bellezza riesce nel difficile intento di conquistare il mio rispetto metallico. Pezzi come “Holy War” e “Troops Of Avalon” fanno infatti la differenza, e permettono a Petrossi & Co. di elevarsi dalla melma del qualunquismo.
Tracklist:
- Holy War
- Freedom’s Blood – The Patriot
- Time
- The Invisible Empire
- Demon’s Child
- High In The Sky
- Alexander The Great – Hordes Of The Brave.(part one)
- Crystal Tears
- Iced Wind of the North
- My Eternal Flame
- Troops of Avalon