Recensione: Horrific Obsession
A volte ritornano. Il passato non muore mai. La storia si ripete. Ci sono innumerevoli combinazioni per commentare il ritorno degli Autopsy. Siccome non mi piace illudere l’altrui persona, vorrei specificare fin da subito che non si tratta di un ritorno col botto, non è qualcosa da massimo dei voti ecco. Però, chi è legato agli antichi valori di una volta nel Death, non avrà certo da lamentarsene. Stiamo pur sempre parlando di pionieri del genere, di coloro che maggiormente hanno influenzato i Dismember e, di riflesso, la scena svedese degli albori.
“Horrific Obsession” presenta due brani validi, la title-track e “Feast of the Graveworm”, se consideriamo che la band torna sulle scene dopo quattordici anni. Il carattere seminale e diretto della band è sopravvissuto. Lo si comprende subito ascoltando la prima traccia, “Horrific Obsession”. Riff minimale, improvvisi rallentamenti old-style, una voce che non ha minimamente risentito del passare del tempo (con delle parti quasi recitate) e una gradevole esplosione di velocità nel finale. “Feast of the Graveworm” propone invece una velocità d’esecuzione maggiore e anche un ottimo guitar-solo, lasciando intatte quelle che sono le principali caratteristiche della band.
Pur ammettendo che il materiale più datato spesso e volentieri risulta il migliore di una band, ritengo che queste due canzoni possano essere un buon nuovo inizio che fa ben sperare. Certo ora bisogna attendere il full-lenght e, soprattutto, la prova del palco.
Marco “Dragar” Sanco
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Tracklist:
1. Horrific Obsession
2. Feast of the Graveworm