Recensione: Horror Beyond Horror
Probabilmente una delle migliori band giapponesi di death metal, i Defiled tagliano il traguardo dell’ottavo album in carriera, “Horror Beyond Horror“.
Perché migliori? Beh, anzitutto la longevità. Nati nel 1992 in quel di Tokyo, i Nostri hanno saputo mantenere intatto il loro approccio professionale alla questione, sopravvivendo all’epoca buia del metal, coincidente con la metà degli anni novanta. Una saldezza di nervi che sicuramente non è e non è stata alla portata di tutti.
Il loro sound, poi, è praticamente perfetto. Molto pulito e tagliente, nel corso degli anni si è evoluto in quello che viene universalmente definito technical death metal. Difatti, Shinichiro Hamada e compagni vantano una preparazione tecnica, appunto, che lambisce i massimi livelli del metallo internazionale. Insomma, non sono secondi a nessuno, in materia di esecuzione pura.
La quale, tuttavia, ed è qui che è insito il maggior pregio del combo nipponico, non è fine a se stessa quanto, bensì, a realizzare canzoni dalla forma anch’essa pulita e lineare. Senza dare l’idea che la loro bravura sia un’autocelebrazione di un talento innato, progredendo poi in direzione di forme rarefatte. No. I Defiled mettono i brani al centro dell’attenzione, ovviamente seguendo uno stile che si rivela piuttosto originale.
Sarà l’istintiva propensione alla perfezione da parte del popolo del Sol Levante, ma il sound scarno e secco del disco, che metterebbe a nudo anche ogni più piccolo errore, si rivela ideale per discernere con immediatezza ogni nota, ogni accordo, ogni rantolo che distingue “Horror Beyond Horror” dal resto dei full-length dello stesso tipo.
Uno stile così… chirurgico potrebbe risultare indigesto per la sua impeccabile risposta agli stilemi di base e… basta. Un pelo di ambient (‘The Crook and Flail‘), niente elettronica, niente tastiere, niente contaminazioni. Pochissimo, cioè, che aiuti i quattro giapponesi a rimpolpare un prodotto estremamente asciutto se non addirittura arido.
E qui si entra nel regno dei gusti personali, che rendono complicato riuscire a delineare un giudizio obiettivo per “Horror Beyond Horror“. Se da un lato si può apprezzare la magrezza di un suono tecnicamente irreprensibile, nel quale – finalmente – non bisogna diventare pazzi per comprenderne i passaggi, dall’altro si può obiettare che esso sia troppo gelido, troppo povero di sentimento e di visionarietà.
Su un fatto tuttavia non si può che essere tutti d’accordo e cioè che i Defiled siano fedelissimi alla filosofia con la quale interpretano il death metal. Interpretazione che mette in primo piano, anche, la coerenza con se stessi. Fattispecie, anche questa, che non è da tutti. Pure i CD che precedono questo si avvicinano al genere di cui trattasi nello stesso identico modo. Scarificando sino all’osso l’essenza del death sino a risalirne alla base grazie a un insieme di song tritaossa, quasi fossero dei tagli profondi nello spirito che vive all’interno di ogni appassionato di musica estrema.
Per semplificare ulteriormente la ridetta musica, Hamada quasi parla, invece di scaricare a terra un growling possente. Ecco, qui insiste un difetto che segna i Defiled. La relativamente poca potenza e forza demolitrice. La scelta di adottare uno stile lindo, senza pecche, lineare, conduce inevitabilmente alla generazione di tracce nelle quali non si vede nemmeno un granello di polvere ma che sfondano con difficoltà, riuscendo a malapena a uscire dalla trappola dell’eccellenza musicale. Sebbene, come più su accennato, scorrano via con scioltezza e buon ritmo.
Anche questo è un risvolto che mette alla prova le convinzioni personali di come debba essere suonato il death metal, altresì totalmente tecnico. I Defilded sono davvero bravi, su questo non c’è alcun dubbio. Forse, una spruzzata di spontaneità in più avrebbe reso “Horror Beyond Horror“… super!
Daniele “dani66” D’Adamo
